Osservatore Libero

Cina, via libera al secondo figlio. Servono forze lavoro

In Cina le famiglie potranno avere fino a due figli

In Cina dal 2016 le famiglie potranno avere fino a due figli

PECHINO – Non più un figlio unico ma due. Da trasformare in forza lavoro. Questo il nuovo limite massimo «concesso» alle famiglie cinesi da parte dell’Assemblea Nazionale del Popolo. La norma è stata decisa oggi 27 dicembre dopo che alla fine di ottobre 2015 era stata approvata dal Plenum del Comitato centrale del Partito Comunista. Contemporaneamente è stata varata anche la prima legge contro le violenze domestiche che conferisce protezione alle vittime di abusi che di norma restavano nascosti.

Cambia dunque il modello di pianificazione familiare in una nazione come la Cina che conta circa 1,4 miliardi di abitanti. L’obbligo del figlio unico, possibilmente maschio, era stata adottato nel 1979 dal presidente Deng Xiao Ping, successore di Mao Tse Tung. L’obiettivo era contrastare la crescita demografica specie – almeno ufficialmente – nella popolazione più povera. C’erano pene molto severe per i trasgressori, come multe pesantissime fino all’imposizione dell’aborto. Norme che ora restano per il «terzo» figlio.

Ora comunque si corre ai ripari. Era stato lo stesso presidente Xi Jinping, ai primi di novembre 2015, a precisare che l’abbandono della politica del figlio unico potrà portare a «ridurre la pressione di una popolazione che sta invecchiando e a incrementare la forza lavoro».

Il presidente cinese aveva anche osservato che solo con una crescita demografica annuale di almeno il 6,5% potrà portare al raddoppio del Pil e del reddito pro capite che oggi è di 7.800 dollari l’anno, contro i 55 mila degli Usa e i 36 mila del Giappone. Resta il problema delle giovani coppie che, pur «autorizzate» ora al secondo figlio, restano vincolate – specie nelle grandi città – alla crescita del costo della vita che difficilmente può agevolare la contemporanea «crescita» di una famiglia.

 

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