Tindari Baglione, il magistrato che si confidava con la Madonna

Tindari Baglione è stato Procuratore Generale della Repubblica a Firenze dal 2013 al 2015

Tindari Baglione è stato Procuratore Generale della Repubblica a Firenze dal 2013 al 2015

FIRENZE – «Tra pochi giorni Tindari avrebbe compiuto 73 anni. Questa volta sarà un compleanno diverso ma lo passeremo ugualmente insieme, qui nella nostra casa come lui avrebbe voluto. Nella semplicità e nel calore familiare di sempre». Così la signora Anna Maria vuole ricordare il marito, Tindari Baglione, il procuratore generale della Repubblica di Firenze, scomparso prematuramente nel giugno 2015. «Penso che gli amici e tutti quelli che lo hanno conosciuto e stimato preferiscano pensare a lui sorridente nel giorno del suo compleanno piuttosto che in quello in cui ci ha lasciati».

La Madonna di Tindari e l'immagine del dottor Tindari Baglione in una roccia

La Madonna di Tindari e l’immagine del dottor Tindari Baglione in una roccia

ROCCIA – Mentre la signora racconta volentieri del marito e dei 55 anni passati al suo fianco, la foto, anche quella sorridente, del dottor Baglione è lì a pochi passi. Dentro una roccia non distante dal suo «buen retiro» sulle colline toscane tra Scandicci e la Val di Pesa. Un guardiano speciale la controlla giorno e notte: è una statua della Madonna di Tindari, la località siciliana nel messinese, di cui era originario il maresciallo della Guardia di Finanza Antonino Baglione, che il 28 marzo 1943 scelse per il figlio il nome di battesimo uguale a quello della Madonna bruna, veneratissima da secoli nel santuario del suo paese. Una scelta di fede di cui il figlio – religiosissimo – è sempre andato orgoglioso, nonostante il non sempre facile impegno a far capire subito a chi incontrava quale era il suo nome e quale il cognome.

SENTIERI – «Due che hanno Tindari nel nome si capiscono meglio e chissà quanto si parlano, ora più di prima» verrebbe da pensare guardando quella Madonna e quella foto nella pietra, sul sentiero dove per tanti anni il dottor Baglione ha camminato durante le sue passeggiate nei, pur non frequentissimi, momenti di stacco dai quotidiani impegni di magistrato di prima linea. E chi lo conosceva bene può scommettere che anche durante le passeggiate in campagna non smetteva mai di pensare al suo lavoro e di fermarsi a riflettere in silenzio.

Tindari Baglione

Tindari Baglione

PARERI – Si sa, un magistrato – in particolare un Pubblico Ministero – non è e non può permettersi di essere un missionario. Ma non per questo rinuncia a soffermarsi su tanti aspetti, anche delicatissimi e umani, che ogni vicenda giudiziaria si porta dietro. «Tu cosa ne pensi?» chiedeva non di rado Tindari ad Anna Maria, quando aveva bisogno di un’opinione esterna e asettica su qualche caso, nel silenzio e nella riservatezza delle mura domestiche. «Poi naturalmente decideva lui, magari diversamente dal mio parere – dice la signora Baglione – ma ci teneva ad ascoltarmi e a riflettere su quello che mi sentivo di dire». Se questo non si chiama inossidabile legame di famiglia, è difficile pensare cosa altro fosse quello che legava Tindari ad Anna Maria e ai figli Antonio e Maria Elisa.

PRESENZA – Non c’è angolo di casa, nella tranquillità della campagna come nel cuore di Firenze a pochi passi dai rintocchi delle campane di San Lorenzo, dove non si respiri la presenza di Tindari Baglione. Una presenza viva, testimoniata da tantissime cose lasciate perfettamente al loro posto, come se il Procuratore Generale fosse momentaneamente fuori casa per uno dei suoi innumerevoli impegni che troppo spesso lo staccano dalla famiglia. Dalla collezione di soldatini di piombo di cui era tenacemente orgoglioso, ai suoi libri, alle tante foto dovunque: anche quella, piccola ma ben conservata, di un Tindari Baglione con grembiule di scuola e pantaloni corti accanto a Giorgio La Pira, al suo primo mandato da sindaco di Firenze agli inizi degli anni ’50 durante una visita alle scuole cittadine.

COMUNITÀ – «Quella di Tindari Baglione è una testimonianza di fede donata giorno dopo giorno e una presenza di servizio viva nella nostra comunità cittadina». Così lo ricordava il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, nella gremitissima basilica di San Lorenzo, il giorno delle sue esequie. Come l’impegno a fianco delle attività di Villa Lorenzi, progetto di aiuto a ragazzi e famiglie che si trovano in situazioni di difficoltà. E come la presenza, fin dagli anni giovanili, insieme ai fondatori della Comunità San Michele, tra cui don Mario Lupori e don Aimo Petracchi, alla quale il dottor Baglione è sempre rimasto vicino e che nei prossimi mesi del 2016 è intenzionata a organizzare un torneo giovanile di calcio proprio in suo nome. Anche perché non si dica mai: Tindari Baglione chi?

BIOGRAFIA – Scarica qui la biografia professionale di Tindari Baglione

 

 

Tindari Baglione all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2015 a Firenze

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Sandro Addario

Sandro Addario

Commenti (10)

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    Anna Maria

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    Mi sono commossa leggendo l’articolo. Mio marito Tindari era così ed ora che se n’è andato devo e voglio ricordare solo i tanti momenti belli della nostra storia: un amore costruito giorno dopo giorno e da lui sempre corrisposto e contraccambiato in ogni momento.
    Il nostro lungo percorso non lo sento ancora terminato. Non so quando potrò raggiungerlo, ma nel frattempo me lo sento vicino quando osservo quello che abbiamo costruito insieme o quando incontro amici o persone che lo hanno conosciuto e apprezzato e si rivolgono a me con lo stesso affetto che gli dimostravano sempre.
    Soprattutto sento la forte sollecitazione a non chiudermi come vorrebbe la mia natura, ma quella di essere sempre accogliente e vicina verso tutti, come mio marito ed io lo siamo stati sempre. Per questo, anche dietro sua richiesta, ho voluto che riposasse nella campagna che amava, vicino alla casa che abbiamo costruito con amore e fatica, creando un luogo di meditazione e incontro a cui tutti potessero accedere per un saluto e una preghiera. Grazie ancora per il bel ricordo. Anna Maria Baglione

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    Maurizio Marinsalda

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    Meraviglioso articolo. Ho avuto l’onore di stare al fianco del Dr. Tindari Baglione nelle sue giornate lavorative. Per me è stato come un secondo padre ed è stata l’unica persona che in 25 anni di servizio mi ha fatto sentire orgoglioso del mio lavoro di poliziotto di scorta. Ho conosciuto la Sig.ra Anna e so quale straordinaria donna sia e quanto fosse legata a lei e ai suoi figli. Complimenti ancora per questo meraviglioso ricordo di lui.

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    Gerardo

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    Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere il dr. Baglione, apprezzando la Sua umanità, semplicità, il pragmatismo e lo spessore di un Servitore dello Stato. Un uomo certamente molto deciso, forte, scaltro cui bastava davvero poco per capire subito la personalità o la faziosità di chi aveva di fronte. Sono rimasto molto addolorato per la Sua prematura scomparsa perché, come confidato alla signora Anna Maria Baglione, mi ha lasciato dentro un vuoto, speravo di potergli chiedere presto, non appena in pensione, di dirimere I miei numerosi dubbi e contraddizioni sulla giustizia. Chi meglio di lui poteva chiarirmi tali aspetti?

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    Fabio Garella

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    L’articolo rappresenta un ricordo davvero ben delineato del Dottor Baglione. Ho frequentato Tindari, da amico, per oltre quarant’anni e di lui mi ha sempre colpito la convivenza nella sua persona di una profonda Fede e di un’ altrettanto profonda libertà di pensiero e di giudizio. Tindari aveva colto il tratto essenziale della religiosità nell’amore per Dio e per gli altri, ma per il resto era sempre particolarmente aperto, critico, indipendente e mai banale o scontato. Chi ha conosciuto il suo modo di amare la famiglia e gli amici non lo può dimenticare e in questo senso Tindari vive ancora in tutti noi e resta immortale per credenti e non credenti. Del suo assoluto rigore morale, costantemente nascosto dal sorriso e dalla gentilezza, potevi star certo, anzitutto verso se stesso e della sua parola in particolare ti potevi sempre fidare. La sua capacità di giudizio sulle persone era quasi mitica: alla lunga le sue prime impressioni risultavano sempre essere quelle giuste. Sapeva essere saggio e comprensivo verso le debolezze umane, ma, quando lavorava, con umiltà e con fermezza, sapeva di essere anzitutto un operatore di giustizia. Ricordo che mi diceva: “Io capisco e medito sempre sulle cause sociali, psicologiche e personali dei reati, ma con me i furbi hanno chiuso!” Abbiamo sempre bisogno e desiderio di servitori dello Stato come lui, di amici veri come lui, di intelligenze autentiche come la sua. Che nostalgia!

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    Angelo Pezzati

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    A giugno 2015 ho perso un amico, un amico d’ infanzia cresciuto nello stesso mio ambiente e con tante amicizie in comune. La vita non ci aveva allontanato ma via via avvicinato.
    Per me era un confidente un amico a cui chiedere consiglio, con cui scambiare pareri su tanti fatti della nostra Società; ma anche un compagno di viaggi, di conoscenze in un mondo sempre più agitato. Come non pensare ad un fine anno ad Istanbul, o in Libia con i suoi cieli stellati nel deserto o a Parigi e a Saint Denis pochi giorni prima che gli fosse diagnosticata la malattia risolutiva!
    Un comune cruccio, che lo aveva provato, era che dopo la perdita delle due guide morali e spirituali nostre e della San Michele, Don Mario e Don Ajmo,erano scomparsi uno dopo l’altro altri amici d’infanzia e, per quanto mi riguarda, il terribile 2015 ha portato via altri amici anche più giovani!
    Questi fatti tristissimi hanno segnato la ns vita e ora per me la rendono più sola , priva di alcuni punti di riferimento come Tindari sul quale pensavo di contare per tanti anni ancora. Ma Tindari è sempre con noi e con la sua cara moglie.
    Angelo Pezzati

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    Fausto

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    Leggendo l’articolo ho sentito la presenza viva di Tindari accanto a me. Con il suo sorriso , con il suo sguardo che sapeva leggermi dentro , con i suoi gesti affettuosi. È la stessa sensazione che provo quando guardo i luoghi e le cose che abbiamo guardato e commentato insieme , quando parlo con Anna Maria, quando sono a casa sua, quando giro per i sentieri della Leona che percorrevo con lui che me li illustrava accarezzandoli con lo sguardo, quando penso ai luoghi, dalla Sardegna alla Calabria, dove abbiamo vissuto pezzi di vita insieme. È la stessa sensazione che provo quando mi ritrovo con quel gruppo di amici con i quali eravamo soliti fare i viaggi e incontrarci spesso nelle nostre case, con Tindari al centro, perno della compagnia: sempre pieno di vita sempre pronto a dare consigli ma anche ad ascoltare, da uomo vero e completo quale era. Questo articolo, e la risonanza di affetto che provoca in quelli che lo leggono , dimostrano ancora una volta che Tindari è sempre vivo e lo sarà sempre nel cuore di quanti (e siamo tanti !) gli hanno voluto bene. Fausto Cutuli

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    Giovanna

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    Il mio pensiero va ad un uomo che lasciava in tutti coloro con i quali veniva in contatto un segno indelebile. Il Presidente aveva tante qualità straordinarie, prima di tutte quella di non negarsi a chiunque chiedesse aiuto, trovava il tempo per tutti. Alla sapienza del consiglio e all’autorevolezza della sua presenza, si contrapponeva il suo abbandono fiducioso , come quello di un bambino, nelle braccia di Maria Santissima. La sua testimonianza di fede e’ stata esemplare perché anche nella prova più dolorosa non ha mai dubitato, preparandosi all’incontro con l’Amore Misericordioso che aveva posto al centro della sua esistenza. Non si dimentichi mai di vegliare su di noi, caro Presidente, tanti tanti baci Giovanna

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    Paola

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    Carissima Anna Maria grazie per avermi comunicato questo bellissimo ricordo di Tindari. Con Antonio crivelli ricordiamo sempre quando ci siamo visti quella ultima volta in ospedale e Antonio gli ha portato quel bronzo che lui desiderava. Non dimenticherò mai come fu affettuoso e pieno di amore nei nostri confronti nonostante le sue condizioni e la sua sofferenza. Era una persona assolutamente speciale e siamo tutti molto più soli senza di lui. Sono felice di averlo conosciuto fin dalla mia entrata in magistratura e non lo dimenticherò mai.
    Ho tanti ricordi di Tindari qui in ufficio e durante il consiglio giudiziario. Ogni tanto mi sembra di vederlo quando prendo il “suo” ascensore… Se ti sarà possibile avvisarmi in occasione di incontri in suo ricordo, ti ringrazio tantissimo e spero di avere l’occasione di vederti presto. Un grandissimo abbraccio e molti auguri proprio con tutto il cuore. È ancora grazie per avermi mandato questo bellissimo articolo. Paola Palasciano

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    ALFREDO E DANIELA

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    Non siamo arrivati in tempo per poter avere il piacere e l’onore di conoscere il dottor Tindari Baglione ma, almeno, abbiamo avuto la fortuna di frequentare, in occasione della Santa Pasqua 2016, la sua gentile consorte Anna Maria. Avevamo già conosciuto la loro dolce figlia Maria Elisa, prima amica e poi promessa sposa di nostro figlio Lorenzo.
    Dalla loro testimonianza e dagli attestati di stima ed affetto di tutti coloro che hanno avuto modo di frequentare il Procuratore Generale appaiono evidenti e cristalline non soltanto la sua figura di magistrato integerrimo ma soprattutto le sue doti di umiltà e di immensa umanità. Anche noi vogliamo ricordarlo con affetto e gratitudine, proprio in questo giorno (28 marzo) del suo
    compleanno, unendo in un forte abbraccio la sua cara moglie Anna Maria ed i suoi adorati figli Maria Elisa ed Antonio.
    Daniela e Alfredo Angiolelli.

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    CARMELA

    |

    Ho pianto leggendo l’articolo: l’ho letto e riletto, perché coglie ed esprime mirabilmente l’umanità e l’umiltà, note costanti della vita di Tindari, amatissimo fratello, con cui ho condiviso i valori della fede le aspettative, i successi, le gioie e i dolori.
    Il Signore non mi avrebbe potuto donare un fratello migliore ed una cognata migliore, compagna di vita innamoratissima, premurosa e fedele.
    Fin da piccolissimi ogni anno, d’estate , con i nostri genitori andavamo in pellegrinaggio a Tindari dalla Madonna nera. Mio fratello sin da allora era orgoglioso di portare quel nome, di percorrere quel sentiero di fede che ancora oggi lo accompagna nel suo “buen retiro” sulle colline toscane. Era nel silenzio della sua anima che Tindari, magistrato, riusciva a mettere in equilibrio la sapienza del cuore con l’intelligenza della mente per superare nelle molte circostanze della sua vita professionale il conflitto latente che spesso esiste tra ius et lex. Ed è nel silenzio che il nostro passato di fratelli diventa quotidianamente il presente. In questo mio tempo interiore, nelle intermittenze del cuore, lo sento sempre vicino con la forza e l’energia che solo lui sapeva darmi perché “sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna”.
    Carmela Baglione

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