Osservatore Libero

Firenze, derubato rappresentante di preziosi: sei arresti

Una gazzella dei Carabinieri

Sulla truffa al Sacro Cuore indagano i Carabinieri

Il tenente colonnello Spoto (a sin) e il maggiore Rosciano del Reparto Operativo di Firenze

Il tenente colonnello Spoto (a sin) e il maggiore Rosciano del Reparto Operativo di Firenze

FIRENZE – Avevano rubato una valigetta piena di gioielli per oltre 200.000 euro, all’interno del bagagliaio della vettura di un rappresentante di preziosi. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Firenze hanno scoperto, dopo sei mesi di indagini, i componenti della banda e stamani 22 marzo li hanno arrestati tra Milano e Monza. Sono finiti in carcere Graziano Giannone (41 di Gela, residente in provincia di Milano), Andrea Marzulli (38 anni di Milano), Giovanni Gervasi (54 anni), Carmelo Gervasi (50 anni), Salvatore Gervasi (30 anni). Tutti e tre i Gervasi sono originari di Catania e familiari tra di loro. Per loro la Procura della Repubblica di Firenze (pm Massimo Bonfiglio) aveva chiesto e ottenuto dal Gip Matteo Zanobini ordinanza di custodia cautelare in carcere. Arresti domiciliari invece per un cinquantatreenne di Milano, considerato il ricettatore della banda.

Il fatto avvenne il 22 settembre 2015 a Firenze, in via di Rifredi nella zona di Piazza Dalmazia. È lì che un rappresentante di preziosi, arrivato da Valenza Po (Al), aveva momentaneamente parcheggiato la sua auto. Aveva voluto lasciare il trolley con gioielli per circa 200.000 euro nel portabagagli anziché portarselo dietro. Non si era però accorto di essere stato seguito da due vetture durante tutto il suo viaggio dal Piemonte, con soste ad Aulla e Prato. Al ritorno a prendere l’auto aveva avuto l’amara sorpresa di trovarla «svuotata» ed era corso dai Carabinieri di Rifredi a denunciare quella che in un primo tempo aveva dichiarato di essere stata una rapina (per non avere problemi né con il datore di lavoro né con l’assicurazione). Di fronte alle evidenze ha poi ammesso di aver detto il falso: era un furto non una rapina. Da qui il rappresentante derubato si è preso anche una denuncia per simulazione di reato.

Accertamenti dei Carabinieri avrebbero escluso qualunque «connivenza» con la banda dei ladri, che comunque erano riusciti ad aprire la porta della vettura senza nessuna effrazione: avevano «solo» utilizzato – riferiscono gli investigatori – un congegno elettronico di inibitore di frequenze (da qui il nome dell’Operazione «Jammer» dei Carabinieri) che avrebbe impedito alla serratura elettronica di bloccarsi quando il rappresentante aveva chiuso la portiera. Un lavoro da professionisti.

Le indagini dei militari del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Firenze hanno preso il via dal «certosino» esame dei filmati delle telecamere lungo tutto il viaggio del rappresentante dal Piemonte fino alle strade di accesso a Firenze dall’autostrada A11.

Sono state così individuate due vetture (una Fiat 500 ed una Kia Sorento) che risultavano pedinare l’automobile con i gioielli, tanto da rallentare o fermarsi quando il «bersaglio» faceva altrettanto. In un unico fermo immagine è stato possibile individuare la probabile targa di una delle autovetture. Per arrivare, passo dopo passo, a ricostruire il quadro della banda.

Convocati a Milano dai Carabinieri, con la «scusa» di un presunto incidente alle due macchine avvenuto a Firenze, i vari indagati – sentiti singolarmente e a confronto – sono caduti in numerose contraddizioni, tanto da far scattare l’ordinanza di arresto – a vario titolo – per furto aggravato, favoreggiamento personale e ricettazione.

 

 

Exit mobile version