Migranti, il cerino resta in mano all’Italia

Un’immagine di migranti nel deserto che sta facendo il giro del web
ROMA – Stanno innalzando muri e filo spinato dappertutto. Stanno ripristinando controlli alle frontiere e rafforzando la vigilanza ai confini. Stanno incentivando gli extracomunitari già stanziati ad andarsene. Insomma in quasi tutti i Paesi europei misure, provvedimenti e interventi vanno tutti nel senso del respingimento dei migranti e della non accoglienza.
Siamo rimasti noi, il Papa e forse la Grecia a fare accoglienza e soccorso, con la differenza che in Grecia il corridoio sta per chiudersi anche in virtù degli accordi con la Turchia, il Papa non ha dirette ripercussioni territoriali e sociali e noi invece rimaniamo i più esposti e lo saremo ancora di più a fronte dei milioni di persone che in Africa si stanno preparando alla diaspora.
Abbiamo provato negli ultimi anni a superare il problema ricorrendo al consueto arrangiamento italiano, divenuto obbligato di fronte al disinteresse di quasi tutti i Paesi europei.
Il nostro «artifizio difensivo» è stato per anni anche quello di non preoccuparsi della fuga di gran parte dei migranti arrivati: chi allo sbarco, chi durante la permanenza nei centri e nelle strutture di prima accoglienza. Ci siamo «dimenticati» di identificarli con i rilievi dattiloscopici, le impronte digitali. Era, al di là delle difficoltà di controllo all’atto dello sbarco, una scelta voluta e attuata con direttive verosimilmente solo verbali che non compromettessero la linea ufficiale dell’Italia.
Una scelta fondata sulle aspirazioni dei migranti di raggiungere il centro ed il nord Europa ma soprattutto sul fatto che, non essendo schedati, i migranti, eventualmente fermati all’estero, non avrebbero potuto essere rinviati in Italia, Paese di prima accoglienza.
Alla fine l’Europa se ne è accorta e, dapprima, ci ha imposto il rilevamento obbligatorio delle impronte e, poi, rimanendo inascoltata l’imposizione, molti Stati hanno cominciato a mettere barriere e controlli alle frontiere. Ora il cerino non lo possiamo più spegnere o passare. Ci ritroveremo, in capo a qualche mese, una pletora di migranti, non altrimenti decongestionabile.
Su questo problema il premier Matteo Renzi si giocherà il futuro, stretto da un lato dai paladini dell’accoglienza, pronti a scaricarlo in caso di scelte restrittive, e dall’altro da un centrodestra impaziente di cavalcare l’ondata xenofoba vincente in molta parte d’Europa.
Sarà forse l’ora del partito della Nazione e il tempo della giravolta nella politica dell’accoglienza con severe misure di controllo e di respingimento ancor prima dello sbarco. Altrimenti potrebbe diventare realtà il ribaltamento elettorale e la resurrezione del centrodestra, specie se riuscirà a trovare un leader affidabile e coinvolgente. Un’ipotesi quest’ultima tutta da verificare.
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