Osservatore Libero

Onori a Pannella, ma santo subito no

Marco Pannella

Marco Pannella

ROMA – A Marco Pannella qualche merito va riconosciuto. Fra le tante campagne libertarie alcune hanno segnato un’epoca e sono state sacrosante, contribuendo non poco al rinnovamento e all’evoluzione civile e sociale del Paese. Altre un po’ meno. Alcune infine miravano a raccogliere consensi ed erano tutt’altro che condivisibili e meritorie.

Tant’é che il partito Radicale è rimasto sempre su percentuali contenute, il 5-6% con una punta del 9%, non riuscendo mai a catalizzare approvazione e consenso degli elettori.

Accanto alle campagne ed agli scioperi della fame il ricordo di Pannella si associa poi a due fatti meno benemeriti che sollevarono e tuttora raccolgono biasimo e critica: l’accoglimento nelle proprie file di Ilona Staller, in arte Cicciolina professione pornostar, e di Toni Negri, ideologo dell’Antistato e cattivo maestro di generazioni da cui emersero anche le Brigate Rosse. Entrambi fatti eleggere deputati con grande sfregio verso il Paese. L’una che significava mancanza di rispetto per il Parlamento, l’altro che fu così favorito, grazie all’immunità parlamentare, per uscire di carcere e rifugiarsi in Francia per oltre 10 anni.

Che Pannella fosse un personaggio politico di spessore, specie in una generale e diffusa carenza di qualità, un uomo di carattere ed un combattente non ci sono dubbi. Che fosse un Padre della Patria o comunque un «Grande» avrei molte riserve, come peraltro in vita le hanno avute tutti. Altrimenti sarebbe stato senatore a vita o avrebbe ricoperto incarichi di rilievo.

La morte invece rigenera, purifica e santifica tutti e li esalta oltre ogni limite. E così è stato con Pannella, glorificato da pagine di giornali. Solo sul Corriere della Sera c’erano sette pagine dedicate a lui. Nemmeno Kennedy o i martiri di Nassirya avevano ricevuto tanto. Esaltazioni audiovisive, omaggi di personalità e politici di ogni area. Persino l’attenzione e la vicinanza del Papa. Insomma c’è stata una corsa ed una rincorsa ad osannarlo, come non si vedeva da tempo. Bastava un omaggio misurato e rispettoso della morte e di un combattente.

Tutto il resto non si capisce perché. E auguriamoci, per lui, che non spunti ora uno striscione con la scritta «Marco, santo subito».

 

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