Sui migranti sta scendendo troppo silenzio

Un barcone di migranti si sta rovesciando nel Mediterraneo

Un barcone di migranti si sta rovesciando nel Mediterraneo

ROMA – C’è stato un tempo in cui ogni barcone di migranti che arrivava in Italia veniva preceduto da squillanti esternazioni, anche da parte del governo pro tempore e da ampie ribalte da parte dei media. Era il tempo in cui dovevamo convincere l’Europa a prendere coscienza del fenomeno e ad adottare conseguenti provvedimenti. Non siamo riusciti nell’intento o almeno siamo riusciti solo molto parzialmente. Intanto gli sbarchi di migranti continuano a ripetersi incessantemente e forse, specie negli ultimi due mesi, si sono accentuati. Nello stesso tempo schiere di profughi si vanno sempre più ammassando sulle coste africane e mediorientali (e prossimamente anche orientali), pronte a salire su tutto ciò che abbia parvenza di natante.

Aumentano le ondate e, al contrario, si smorzano progressivamente le luci sul fenomeno. Sembra quasi un passaparola tacito: oscurare il problema. I media sorvolano, lo mettono di lato, ne parlano solo quando è inevitabile. Così fanno ormai notizia – perché non é possibile tacitarli – solo gli affondamenti e i rovesciamenti di barche quando gli annegati che si contano a decine e centinaia. Tutto questo succede con maggior frequenza ormai, perché i disperati in attesa sono tanti e si affollano: allora ogni carretta va bene per caricarli a bordo. Se poi arriva o no, è un altro conto. Ma tante altre non affondano ed arrivano in silenzio, ogni giorno. Non si contano più i migranti sbarcati.

L’ordine probabilmente è: sminuire, non esternare. Per due motivi: primo, non allarmare l’opinione pubblica e non accentuare la percezione di insicurezza che si va inevitabilmente diffondendo per il conseguente incremento di reati. Secondo, non mettere in allerta anche l’Europa, perché contiamo sempre di smaltire gran parte degli arrivi con migrazioni clandestine verso i Paesi del nord e del centro, destinazioni sempre ambite da parte dei profughi che sanno bene di non avere grandi sbocchi in Italia.

É per questo che le maglie del controllo agli sbarchi continuano verosimilmente ad essere poco rigide, quel tanto che basti per consentire a più della metà dei migranti di allontanarsi e disperdersi senza essere identificati e immatricolati, con la segreta speranza che trovino poi, alle frontiere settentrionali, qualche via di accesso e penetrazione verso l’Europa non sorvegliata e non sbarrata.

Intanto ce ne accolliamo comunque tanti e giornalmente cresce l’esigenza, impellente, di nuove sistemazioni logistiche e, con esse, di più cospicue risorse per l’accoglienza e il sostentamento. Fioriscono così le onlus, gli enti, le organizzazioni, le cooperative che si occupano di accoglienza e che si affollano per raccogliere interessanti appalti e concessioni nel settore.

É una vera emergenza e, come tutte le emergenze, siamo costretti a mettere toppe senza poter programmare, come invece servirebbe, interventi di integrazione di questi incessanti flussi nella società e, soprattutto, nel lavoro.

É quello che dovremmo invece fare, e con urgenza, per evitare di trattenere frotte di questi disperati nei centri di accoglienza a oziare per mesi ed anni. Come pure per evitare di lasciarli nella clandestinità a sopravvivere come manovalanza di criminalità ed a coagularsi in ghetti abitativi sempre più intricati ed impenetrabili. Senza contare che così facendo si rischia di favorire la semina dei germi dell’odio e del terrorismo estremo. Perdendo soprattutto la possibilità di tenerli sotto controllo.

 

 

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Massimo Cetola

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