Arrestato appena rieletto il sindaco di Abano Terme

Un momento dell'operazione delle Fiamme Gialle

Un momento dell’operazione delle Fiamme Gialle di Padova

ABANO TERME (Pd) – Arrestato appena rieletto il sindaco di Abano Terme, Luca Claudio. I militari della Guardia di Finanza di Padova lo hanno prelevato stamani 23 giugno dalla sua abitazione, su mandato del Gip del Tribunale di Padova che ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare a carico di due pubblici amministratori (tra cui lo stesso Claudio) e tre imprenditori, indagati a vario titolo per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e riciclaggio. Altri 18 soggetti sono indagati a piede libero nel medesimo procedimento penale. In corso anche 22 perquisizioni domiciliari e locali.

Le indagini riguardano quella che è chiamata «Tangentopoli delle Terme», o Termopoli. Da non confondere però con le Termopili, che ha tutto un altro significato storico.

I particolari dell’indagine saranno resi noti in un conferenza stampa prevista stamani 23 giugno presso il Comando del Gruppo di Padova della Guardia di Finanza.

Luca Claudio è dal 2011 sindaco di Abano Terme, riconfermato al recente ballottaggio del 19 giugno 2016 con il 52,3% alla guida di una coalizione di liste civiche, contro il candidato del centrosinistra che ha ottenuto il 47,7%. In precedenza era stato sindaco della vicina Montegrotto Terme per 10 anni, dal 2001 al 2011.

Di Luca Claudio le cronache si erano anche recentemente occupate, da quando – dopo la sua rielezione ad Abano quattro giorni fa – aveva «dichiarato guerra ai preti, che dicevano di votare Pd» e più in generale «guerra al cattocomunismo». E aveva aggiunto – come riportato dai media – di voler scrivere al Vescovo di Padova, ma anche di voler arrivare fino al Vaticano.

 

AGGIORNAMENTO ore 13 del 23 giu 2016

Per il sindaco Luca Claudio è stata disposta dal Gip la custodia in carcere, tenuto conto – si legge in un nota della Finanza – «della compresenza di tutte le esigenze cautelari: pericolo di inquinamento probatorio, di fuga e di reiterazione del reato». Secondo le indagini lo stesso sindaco sarebbe stato destinatario, nel corso degli anni, di una percentuale varia (dal 10 al 20%) sulle somme liquidate alle aziende che si occupavano della manutenzione del verde pubblico. Sistema partito da Montegrotto Terme e poi «esportato» nel limitrofo Comune di Abano Terme nel 2011. A Montegrotto il sistema sarebbe proseguito grazie all’intervento del vice sindaco e poi sindaco Massimo Bordin, 56 anni, ora agli arresti domiciliari.

Secondo l’accusa erano numerosi gli imprenditori costretti a pagare per poter lavorare. Sette di loro, nel corso delle indagini, hanno confermato di aver pagato tangenti. «Nei loro confronti – prosegue la nota delle Fiamme Gialle – è stato ipotizzato il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, avendo subito una sorta di pressione morale: pagare ovvero accettare la prospettiva di non poter più contare sugli incarichi pubblici, a maggior ragione in epoca di crisi economica e di mercato sostanzialmente fermo».

In altri casi, soprattutto in presenza di appalti di maggior importo, è stata invece riscontrata l’ipotesi di corruzione vera e propria, in cui altri imprenditori non erano «vittime» del sistema ma protagonisti, allo stesso livello dei due Sindaci.

Nelle accuse rivolte al sindaco Claudio anche quella di aver ricevuto compensi per consulenze mai effettuate da parte di una società, gestita di fatto dallo stesso Claudio, ma avente come rappresentante legale un prestanome, finito anche lui ai domiciliari con l’accusa di riciclaggio insieme a due imprenditori che caricavano il prezzo della tangente sull’importo dei lavori pubblici da eseguire, facendo così ricadere il maggior onere su tutti i cittadini.

 

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