Osservatore Libero

La mia notte a Istanbul tra spari e aerei a bassa quota

Piazza Taksim a Istanbul deserta all'alba di sabato 16 luglio

Piazza Taksim a Istanbul deserta all’alba di sabato 16 luglio

ISTANBUL – Una notte passata in albergo a meno di 200 metri da piazza Taksim il cuore di Istanbul, durante il tentativo di golpe dell’esercito turco contro il presidente Erdogan. È quella trascorsa dal professor Lorenzo Cantoni, originario di Piacenza ma da 18 anni docente all’Università della Svizzera Italiana a Lugano. Vive a Ligornetto un quartiere del comune ticinese di Mendrisio. Si trova a Istanbul per un congresso dell’Unesco (40° World Heritage Committee Session) in programma all’Istanbul Congress Centre.

Lorenzo Cantoni

«Tutto è cominciato poco prima delle 22 (le 21 in Italia) – ci dice il professore raggiunto al telefono ancora in Turchia – quando alla fine del convegno abbiamo cercato di uscire. Eravamo in locali sotterranei, dove si era tenuta anche una rapida cena. Un luogo protetto e ritenuto sicuro per lo svolgimento di un convegno internazionale. Che qualcosa di particolare stava succedendo, l’abbiamo capito quando avviandoci all’uscita abbiamo visto un mezzo blindato della polizia che prima non c’era». Siete rimasti chiusi in quel luogo? «No, ci hanno consentito di uscire, ma non c’erano veicoli a disposizione per spostarsi. Non mi è restato che raggiungere a piedi il mio albergo. Un percorso di meno di una decina di minuti, nei pressi della piazza Taksim ma senza bisogno di attraversarla».

Arrivato incolume in albergo? «Fortunatamente sì e naturalmente non è stato poi possibile uscirne. Sono rimasto chiuso in camera mentre a poca distanza sentivo nettamente il passaggio a bassissima quota di aerei militari e anche spari. Un susseguirsi continuo almeno fino alle 4 di stamattina, sulla zona di piazza Taskim, distante da me non più di 200 metri. Impossibile e comunque poco prudente cercare di dormire, anche se in albergo non mi risulta sia successo niente. Ho passato quelle ore a seguire, per quanto si poteva, la diretta Tv e a navigare su Internet con sempre maggiore difficoltà. A un certo punto devo aver chiuso gli occhi per un’ora al massimo».

Quando è uscito? «All’alba la situazione era tranquilla e avevo comunque un aereo per la Svizzera. Impossibile avere aggiornamenti telefonici o via web sulla situazione in aeroporto. Nella notte avevo provato anche a contattare il consolato italiano a Istanbul, ma, come prevedevo, ho trovato solo una cortese voce della segreteria telefonica in cui si diceva che gli uffici erano chiusi senza fornire altri recapiti per eventuali emergenze». «Non mi è restato che raggiungere in taxi l’aeroporto internazionale Atatürk. Ma è stato più facile di quello che credevo. Impressionante la visione spettrale di una città deserta. Non c’era quasi anima viva. Solo qualche auto ferma ai bordi delle strade. All’inizio dell’aeroporto un carro armato, che aveva tutta l’aria di essere disabitato al suo interno».

In aeroporto ? «Situazione apparentemente tranquilla, con il personale dei gates che sembrava pronto a operare. Ma il problema è che la polizia ha lasciato chiusi i varchi per i controlli in partenza. Di fatto l’aeroporto è fermo. Sembra che qualcosa potrebbe sbloccarsi dopo le 13 (le 12 in Italia), ma è solo un ipotesi. C’è un volo per Zurigo nel pomeriggio, spero di riuscire a prenderlo. Ci aggiorniamo».

 

Uno scatto all’interno dell’aeroporto di Istanbul stamani 16 luglio (@lorenzocantoni)

 

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