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Turchia: cosa non ha funzionato nel (presunto) golpe contro Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

ROMA – Chi ha davvero organizzato il (presunto) colpo di stato in Turchia contro il presidente Erdogan nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 luglio? Tutto ieri notte faceva pensare che l’intervento dei militari turchi avrebbe potuto essere salutare per la Turchia, per la Nato e per l’Europa. Invece non è andata così.

DUE POPOLI – La popolazione turca di etnia europea, quella che soffre la dittatura islamica del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha obbedito ai golpisti ed è rimasta a casa. La popolazione turca di etnia asiatica, quella islamica sin dal midollo, che si identifica con la sua guida anche spirituale nel “Sultano Erdogan”, ha accolto l’invito del presidente-dittatore. È scesa in strada (solo uomini, neanche una donna si è visto in tv) e ha confuso e travolto i soldati che non hanno avuto il sangue freddo di portare a termine il compito che si erano assunti. Ma i morti purtroppo ci sono stati lo stesso.

REGIA – C’è quindi da chiedersi chi abbia veramente organizzato questo golpe. Recep Tayyip Erdogan aveva troppo bisogno di un evento eccezionale come questo, che mostrasse al mondo come il popolo, che lo ha eletto democraticamente (quale paese islamico sa cosa è la democrazia?), sia dalla sua parte.

NATO – Si può mai pensare che le Forze Armate turche, le più moderne, organizzate, armate, efficienti e disciplinate tra quelle della Nato, con tanto di supporto aereo, non siano state in grado di neutralizzare ieri sera un apparato di governo che è apparso sempre più in crisi? Un governo che ha reso la Turchia un paese massimamente insicuro, dove si violano apertamente e massivamente diritti e libertà, che ha visto sparire il turismo in modo abnorme? È inverosimile. Se poi pensiamo che Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che questo golpe è stata una benedizione, perché permette finalmente di purificare l’Esercito, beh, conoscendo l’abilità e la perfidia del personaggio, è lecito pensare a tutto! Tanto più che nel giro di poche ore Erdogan ha incassato al volo la pubblica solidarietà di Usa e Germania. E nella mattinata di oggi 16 luglio anche quello, non secondario, di Israele che – ha detto un portavoce del ministero degli Esteri di Gerusalemme – «rispetta il processo democratico in Turchia e conta sul riavvicinamento tra Turchia e Israele».

ARRESTI – E ora, poche ore dopo i morti della notte, si aggiungono gli incredibili arresti di 9 giudici della Corte suprema e l’esonero dalle funzioni di 2.454 giudici, colpevoli di avere assolto nei successivi gradi di giudizio i vertici militari che il dittatore fece arrestare nel 2011 accusandoli di tradimento. Anche questa è democrazia, ordine costituzionale? Il lettore giudichi. Eppure stanotte i commentatori europei e americani erano indignati per la violazione della democrazia in Turchia? Democrazia islamica?

ATATURK – La Turchia che abbiamo voluto nella Nato e che avremmo voluto in Europa era quella che nel 1922 realizzò Kemal Ataturk. Abolì il califfato (non previsto dal Corano ma impostato su basi teocratiche), sancì con il Parlamento la assoluta parità dei sessi, il suffragio universale, la festività di domenica, vietò il velo islamico, concesse la possibilità per le donne di entrare nei locali pubblici, l’uso dell’alfabeto latino  nella scrittura e del calendario gregoriano, il sistema metrico decimale e decine di altre Leggi fondamentali per lo sviluppo civile e democratico. La massima espressione di questa cultura laica in una terra mussulmana è stata ed è rappresentata dalle forze armate, che sono da reputarsi ancora tutt’oggi le vere eredi del pensiero e prassi di Ataturk.

EUROPA – Da quando è arrivato Recep Tayyip Erdogan, della Turchia sopra descritta è restato ben poco. Ci mancava anche l’Unione Europea – ottusa e autolesionista, per non pensare altro – che chiese alla Turchia di togliere ai militari le funzioni di garanzia prevista nella Costituzione. Erdogan accolse l’invito con estremo piacere.

 

Sostenitori di Erdogan davanti ai mezzi blindati su un ponte del Bosforo a Istanbul nella notte tra il 15 e 16 luglio

 

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