Burkini, condannato in Francia e assolto in Italia

Una donna musulmana con il burkini su una spiaggia di Marsiglia

Una donna musulmana con il burkini su una spiaggia di Marsiglia

PARIGI – Per il primo ministro francese Manuel Valls il burkini (il tradizionale costume da bagno che copre interamente il corpo delle donne musulmane lasciando scoperti solo viso mani e piedi) «è la traduzione di un progetto politico, fondato chiaramente sull’asservimento della donna. Il burkini non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica». E «davanti alle provocazioni, la Repubblica si deve difendere» dice il primo ministro socialista (a meno di un anno dalle elezioni presidenziali 2017) in un’intervista oggi mercoledì 17 agosto sul giornale La Provence, che ha rapidamente fatto il giro del mondo.

Manuel Valls primo ministro di Francia

Manuel Valls primo ministro di Francia

Ma non si ferma qui Manuel Valls, con un pensiero al certo ulteriore calo di consensi nell’elettorato francese, specie dopo gli ultimi attentati terroristici di Nizza del 14 luglio (85 morti) e di Rouen dove il 26 luglio fu sgozzato il sacerdote francese Jacques Hamel, argomento quest’ultimo proprio tra quelli trattati proprio oggi 17 agosto in Vaticano a quattr’occhi tra Papa Francesco e il presidente francese François Hollande.

Mentre Hollande è dentro le mura leonine, cosa dice Valls? «Capisco i sindaci (francesi n.d.r.) che in questo momento di tensione devono cercare soluzioni per evitare problemi di ordine pubblico. Io sostengo dunque tutti i sindaci che hanno imposto divieti (al burkini n.d.r.) se sono mossi dalla volontà di incoraggiare il vivere comune, senza dietrologie politiche». E qui arriva il ponziopilatismo delle rive della Senna: «Il Consiglio di Stato si pronuncerà su questi divieti dei singoli comuni – dice Valls – non credo che serva una legge in materia. Un regolamento generale sulle prescrizioni degli abiti non può essere una soluzione». In altre parole: no al Burkini, ma lasciamo ai Comuni di decidere situazione per situazione. Non a caso a Cannes sono arrivate le prime multe: tre donne musulmane sono state multate con l’ammenda di 38 euro nello scorso fine settimana come riferisce Le Parisien.

Se sulla Senna una presa di posizione – più politica che operativa – c’è comunque stata, sul Tevere la musica è ben diversa. Nel silenzio più assoluto del premier Renzi (cui le grane in questo momento non mancano), interviene il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Angelino Alfano ministro dell'Interno

Angelino Alfano ministro dell’Interno

In una lunga intervista sui problemi della sicurezza in Italia sulle colonne del Corriere della Sera, il titolare del Viminale a proposito del burkini dice chiaramente che «Le nostre risposte, seppur dure (al rischio terrorismo n.d.r.) non devono mai diventare una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati». Nessun divieto, nessuna limitazione dunque. «Il mio approccio è costituzionale – dice Alfano – perché la nostra Carta garantisce a tutti la libertà di culto; liberale, perché esiste un diritto naturale che precede le leggi e le costituzioni; pragmatico, perché in Italia ci sono un milione mezzo di musulmani che io non posso certo considerare terroristi o fiancheggiatori dei terroristi; severo, perché ho espulso 9 imam in quanto c’è una differenza tra pregare e inneggiare all’odio e alla violenza».

 

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Sandro Addario

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