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Vita di bordo su Nave Vespucci 2016, il vascello del 21° secolo

Nave Vespucci in navigazione

Nave Vespucci in navigazione

MARE DEL NORD – Il nominativo internazionale è IABJ, il distintivo ottico A5312. Ma tutti la conoscono come Nave Amerigo Vespucci della Marina Militare Italiana. Un vascello che, a 85 anni compiuti, viaggia nel 21° secolo tra tradizione e innovazione. È in navigazione nel nord Europa, dopo aver fatto tappe a Minorca, Lisbona, Cadice, Dublino, Oslo, Copenaghen. Prossime tappe Anversa, Brest, Valencia e quindi prua verso Livorno, con a bordo gli allievi della prima classe dell’Accademia Navale, i cosiddetti «pivoli» del neo corso Ateires, pronti a diventare «anziani» del 2° anno.

 

Cronaca di bordo

Ma come si svolge la giornata a bordo del Vespucci? La stiamo vivendo con i marinai fino dalla partenza da Copenaghen diretta ad Anversa. La sveglia equipaggio è alle 7, festivi compresi. Un quarto d’ora dopo inizia la colazione. Chi tarda rischia di rimanere senza. Alle 8.15 il comandante Curzio Pacifici riunisce il suo staff nella plancia, raggiungibile solo da due scalette esterne in verticale, che aiutano la ginnastica. Briefing sulle principali attività giornaliere, per non più un quarto d’ora. Ore 8,30 assemblea sul ponte di prora di tutto l’equipaggio della nave, con rapide comunicazioni e istruzioni da parte del comandante in seconda Ettore Ronco e dei vari capi servizio. Quasi in contemporanea c’è l’assemblea sul cassero degli allievi dell’Accademia Navale, diretta dal comandante alla classe Francesco Marzi e dai suoi sottordini. Nello stesso tempo il comandante della nave ascolta, nella saletta sotto plancia, l’aggiornamento delle previsioni meteo preparate dagli stessi allievi dell’Accademia, sotto la guida del capitano di fregata Nunziante Langellotto. I briefing finiscono rapidamente e subito dopo tutti i membri dell’equipaggio raggiungono posti e compiti assegnati.  Li abbiamo seguiti.

 

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Sala Radio, il grande orecchio

Dalla Sala Radio di bordo di prima mattina vengono passate al Comando tutte le comunicazioni arrivate durante la notte.  Sulla porta c’è scritto «Area Classificata». Un campanello e una serratura a combinazione lo confermano. È quella che potrebbe definirsi «orecchio e voce» della nave: ricevere e trasmettere messaggi ovunque, via radio o via satellite.

È da lì che il Vespucci resta in contatto, 24 ore su 24, con il resto del mondo ed in particolare con il Coan, la Centrale operativa a Roma del Comando in capo della Squadra Navale. È lì che passano la loro giornata (e, quando di turno, la notte) gli specialisti in Telecomunicazioni guidati dal 1° maresciallo Michele Scandamarro. Pochi metri quadrati per un «orecchio» sempre attento a non lasciare isolato il Vespucci in mezzo al mare.

 

 

Nocchieri, tutto quanto è sopra coperta

Alberatura e vele. Timoneria. Gestione di oltre 30 chilometri di cime. Turni di vedetta. Messa in acqua delle imbarcazioni di bordo (a motore, remi e vela). E anche, quando non ci sono gli allievi dell’Accademia, lucidatura dei tanti ottoni di bordo. Sono i compiti principali dei nocchieri, la squadra più numerosa dei marinai del Vespucci. Si occupano in pratica di tutto quanto succede sopra coperta.

Sono oltre 90 persone, guidati dal nostromo Giulio D’Elia, il maggior numero della categoria imbarcata su una stessa unità della Marina. Un traguardo significativo per chi fa il nocchiere e un orgoglio al tempo stesso. Tanto è vero che proprio in questi giorni di inizio settembre 2016, durante la navigazione nel mare del Nord, i nocchieri del Vespucci hanno cucito la loro bandiera. Un grande timone bianco che sovrasta due ancore rosse su sfondo blu. È il segno distintivo della categoria dei nocchieri, ma per quelli del Vespucci è la «loro» bandiera, issata nelle occasioni particolari sull’albero di Trinchetto della nave.

Lavoro non stop in qualunque ora del giorno e della notte. Chi «comanda» è il vento e il mare, con i quali non è permesso discutere ma solo assecondarli e, quando possibile, prevenirli. Una serie di fischi, ognuno con un significato, e subito la squadra di turno è pronta a gestire ognuna delle vele del Vespucci. Complessivamente sono 23 per circa 2800 metri quadri di tela in fibra vegetale, pari ad almeno 4 campi di tennis. Tutte fatte (e riparate quando serve) a mano. Come la bandiera dei Nocchieri del Vespucci.

 

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Tricolore anche sull’elica

Oltre una cinquantina di marinai è impegnata giorno e notte nel «controllo della nave» : la sala regia è nella CS, la centrale di sicurezza che tiene sotto controllo tutte le parti elettriche e l’apparato motore. Scendere in sala macchine non è come prendere un ascensore, tra scalette e passaggi obbligati. Cuffie obbligatorie, si scopre un mondo sempre in movimento dove la luce del giorno e l’aria di mare è come se fossero distanti anni luce. Dalla sala dei nuovi generatori diesel che producono energia elettrica si passa a quella del Mep (il motore elettrico principale) che trasforma energia in movimento. Dal Mep parte l’asse lungo una decina di metri che fa girare l’elica. E qui la sorpresa, almeno per il cronista. La copertura dell’asse, che gira continuamente e che deve essere preservata da cadute accidentali di oggetti, o ancora peggio da infortuni, è formata da tante pedane di alluminio bianche, rosse e verdi. Un vero e proprio Tricolore italiano, voluto dai marinai del Vespucci, anche sotto il livello del mare. Una risposta indiretta, c’è da scommetterlo, ai colleghi che lavorano sopra coperta e che il Tricolore lo vedono sventolare ogni giorno sulla vetta dell’albero di Mezzana.

 

 

Obiettivo ambiente

Tra le novità di Nave Vespucci, tornata in mare nel 2016 dopo oltre due anni di lavori, ci sono moderni sistemi di gestioni di rifiuti all’avanguardia per le navi militari. Uno di questi è il «convertitore» in grado di triturare, lavare, sterilizzare, in una parola rendere inerte qualunque tipo di rifiuto. Per il Vespucci, dove con circa 350 persone a bordo tra equipaggio e allievi dell’Accademia Navale, si producono almeno 1 quintale di rifiuti giornalieri, la presenza del nuovo compattatore è fondamentale. Tutto ciò che è rifiuto, opportunamente differenziato, viene trasformato in polvere inerte (inodore e priva di batteri) che occupa al massimo un decimo dello spazio,  dove in precedenza venivano stoccati enormi sacchi di spazzatura.

Ma la novità principale sono le nuove macchine per il trattamento degli scarichi e liquami. Acque grigie e nere, nonché scarichi delle cucine, vengono «separati» in acqua pulita (che può finire in mare al largo) e fanghi che confluiscono in una cassa di raccolta, in attesa di essere di essere smaltiti nei porti di arrivo. Determinante – spiega il Tenente di Vascello Marco Berruti  – anche la cosiddetta «trappola del grasso» che impedisce agli scarichi delle cucine di confluire nelle acque grigie. Le conseguenze di tutto questo? Un’autonomia di almeno 5 giorni (a pieno carico di persone a bordo) senza dover gettare neanche una goccia di acqua pur riciclata in mare. E la possibilità di navigare pertanto anche in zone protette – ad esempio la baia di Portofino – senza rischi di alcun genere per l’ambiente marino.

 

 

 

Nei prossimi articoli saranno pubblicate altre foto sui reparti del Vespucci e sulla vita di bordo

(CONTINUA – 4)

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