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Nave Vespucci 2016, a tu per tu Ammiraglio e Cadetti di Marina (VIDEO-FOTO)

Cadetti dell'Accademia Navale su Nave Vespucci

Cadetti dell’Accademia Navale su Nave Vespucci

MARE DEL NORD – Fa un certo effetto agli occhi del cronista vedere un giovane di 20 anni dare del lei, sugli attenti, ad uno di 22. Che risponde «riposo» e consente di proseguire la conversazione. Ordinaria scena qui su Nave Vespucci, in navigazione nel mare del Nord, dove sono imbarcati i cadetti dell’Accademia Navale per la loro campagna di addestramento 2016. È un altro mondo rispetto alla quotidianità di milioni di coetanei che si trascinano stancamente fino a tarda notte senza mète né riferimenti.

AMMIRAGLIO – Il Vespucci lascia oggi 8 settembre, tra i saluti della gente, la banchina del porto di Anversa. agli ordini del comandante Curzio Pacifici. Schierati in divisa storica sul ponte ci sono i cadetti di Livorno del corso Ateires, che hanno appena accolto a bordo il contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, comandante dell’Accademia Navale, arrivato dall’Italia per seguire da vicino i «suoi» allievi, durante un tratto della campagna addestrativa 2016 sullo storico vascello Amerigo Vespucci, ammiraglia delle navi scuola della Marina. Tre mesi nei mari del mediterraneo e del nord Europa, con rari e soprattutto rapidi contatti con i familiari. Accompagnati da un continuo mettere alla prova resistenza e forza di volontà.

«Il Vespucci – commenta l’ammiraglio Ribuffo – ha un ruolo fondamentale nella preparazione dei nostri allievi. Soltanto con la vela è possibile comprendere fino in fondo il mare, avere la sensibilità al vento e alle onde. E soprattutto si impara a muoversi in equipaggio e mettere in pratica il rispetto verso gli altri, specie in caso di necessità».

 

 

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CADETTI – Girando nei locali allievi, passione e determinazione convivono con l’aria che si respira. Tutto scorre sotto gli occhi degli ufficiali e sottufficiali assegnati alla 1ª classe, nonché di un team di «anziani» inquadratori della 2ª classe (Corso Mizar, giovani allievi del 2° anno già con attitudine al comando): a tutti, equipaggio del Vespucci compreso, i cadetti del 1° anno si devono rivolgere solo sugli attenti. Tra quest’ultimi si incontrano anche giovani che hanno provato e riprovato più volte il concorso per l’ingresso in Accademia Navale, finché non ce l’hanno fatta. Come pure casi di chi aveva dovuto lasciare l’Accademia stessa per non aver superato gli esami alla fine del primo anno. E nonostante questo ha ricominciato tutto da capo, con tenacia e perseveranza, ripresentandosi e vincendo per la seconda volta il concorso d’ingresso.

SQUADRA – «Qui a bordo abbiamo imparato subito a fare squadra – commenta qualcuno degli allievi della 1ª classe durante la mensa – ma soprattutto a conoscere noi stessi. Abbiamo scoperto tanti nostri limiti, ma solo così abbiamo capito come superarli». Un vantaggio non da poco, specie a 20 anni. E il sonno? «Le due/tre ore di sonno tra guardie, studio, attività di bordo, nel primo mese di campagna sono stati un vero problema – ricorda un’allieva – io stessa stavo addirittura per addormentarmi mentre parlavo con una persona». Poi ci si abitua anche a quello. «Ora dormire tre ore lo consideriamo un successo, ma soprattutto – in caso di necessità in mare, oggi come domani  – sappiamo già che ce la possiamo fare, perché siamo allenati. Prima sarebbe stato impensabile». Mancanza di casa, dubbi, incertezze? Difficile trovare una risposta diversa da: «Non c’è tempo, il lavoro a bordo incalza e ci aiuta. Così impariamo ad apprezzare anche le piccole cose e il loro valore, anche se non abbiamo la carezza dei genitori e la zampa del cane di casa». Più addestrati alla lontananza dalla famiglia, gli allievi (sono una ventina, uno su cinque) che hanno frequentato il Collegio Navale Morosini negli ultimi tre anni di liceo. Un problema in meno, almeno per loro.

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COETANEI – «A 20 anni avete fatto una scelta forte e impegnativa – azzarda il cronista – la consigliereste ai vostri coetanei?» Anche qui la risposta è quasi un coro: «Ci vuole consapevolezza e passione. A chi ha queste basi possiamo solo dire: fatelo, provate, non abbiate paura a rischiare». D’accordo, ma ci sarà pur qualcuno che guarda all’Accademia Navale perché in cerca di un lavoro… ? «Negativo. Se è solo per un lavoro, in Accademia si resta solo un giorno e poi si lascia».

Cadetti dell'Accademia Navale su Nave Vespucci
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CAPPELLANO – Mai come sul Vespucci è di attualità il passo evangelico: «Bussate e vi sarà aperto». Il riferimento è all’alloggio (il «camerino» come viene chiamato sulle navi militari) del cappellano dell’Accademia Navale, il sottotenente di vascello Pietro Folino Gallo, più comunemente chiamato don Pietro oppure «Don» come si usa nelle Forze armate. Di fatto è il «filtro» tra i marinai e i loro superiori, specie in Accademia. «Abbiamo a che fare con giovani – ci racconta don Pietro – che a 20 anni si trovano protagonisti in un sistema comunque più ‘grande’ della loro età. È la loro vera prima esperienza di vita comunitaria, dove è naturale che emergano differenze caratteriali. Da qui la riflessione a vedere davanti a sé persone e non rivali potenziali».

La porta di don Pietro è aperta a tutti, per una chiaccherata anche non strettamente di natura confessionale. Prova è che talvolta bussano da lui anche allievi che provengono da paesi esteri e da altre religioni. Come pure marinai dell’equipaggio di Nave Vespucci. «L’importante è essere visti da chi ti cerca – ricorda il Don – non come un ufficiale in un ambiente militare, ma come qualcuno con cui aprire il proprio cuore, che altrimenti resterebbe sigillato per chissà quanto tempo ancora».

 

 

SCAMBI TRA ACCADEMIE – Nel gruppo di 100 allievi (una ventina le donne) del Corso Ateires dell’Accademia Navale sono compresi otto cadetti provenienti da Kuwait (3), Algeria, Malta, Perù, Qatar, Ucraina. Svolgono l’intero corso di studi a Livorno e sono inseriti nell’organigramma della Marina a tutti gli effetti. Ma a bordo del Vespucci ci sono anche altri 8 «ospiti»: fanno parte di un programma di scambio con altre Accademie Militari italiane o Navali se all’estero. Attualmente sono imbarcati – per una breve tratta della Campagna 2016 – due giovani allievi del Corso «Turbine 5°» dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Con loro anche due cadetti provenienti dal Marocco, due rispettivamente da Tunisia e Messico, due dall’Ucraina. Tra quest’ultimi, molto attivo e desideroso di fare esperienza, c’è l’ «anziano» Anton Melnyk di 23 anni. «Ero sottufficiale di Marina – dice in apprezzabile italiano – ma ho voluto provare a migliorarmi e sono riuscito ad entrare in Accademia Navale a Odessa. L’esperienza sul Vespucci sono sicuro che mi aiuterà». E mentre parla osserva il celebre motto leonardesco di Nave Vespucci sul ponte di coperta: «Non chi comincia, ma quel che persevera». Proprio come tanti in Accademia, oggi come ieri ma soprattutto domani.

 

 

Nei prossimi articoli saranno pubblicate altre foto sui reparti del Vespucci e sulla vita di bordo

(CONTINUA –  6)

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