Osservatore Libero

Bagagli smarriti, lo strano gioco dell’oca all’aeroporto di Firenze

Code all'ufficio bagagli smarriti all'Aeroporto Vespucci di Firenze

Code all’ufficio bagagli smarriti all’Aeroporto Vespucci di Firenze

FIRENZE – Si chiama «lost & found», letteralmente bagagli smarriti e trovati. All’Aeroporto di Firenze è uno degli uffici più attivi, dopo i banchi delle partenze. Sono lunghe le code di passeggeri che con la faccia sempre più seria non vedono spuntare il proprio bagaglio dal nastro mobile nella sala arrivi. Nulla da invidiare alla lunghezza delle code dei ben più sorridenti viaggiatori in partenza. E per la riconsegna del bagaglio smarrito – che il più delle volte arriva con il volo successivo – a Firenze comincia poi un diabolico «gioco dell’oca», da far invidia ai professionisti dell’enigmistica. Vediamo come.

NASTRO – Ore 17,30 di martedì 13 settembre. Un esempio tra i tanti di ogni giorno. È appena atterrato il volo da Parigi. Una decina di minuti e il nastro mobile del ritiro bagagli comincia a muoversi.. Gli occhi dei viaggiatori vorrebbero poter «vedere» al di là del rullo e capire quando arriva la propria valigia, pronti ad afferrarla come in una gara di velocità. Chi esce per primo, prende il primo taxi o arriva prima a casa o in ufficio. Normale, o quasi.

LOST – Con il passare dei minuti, il nastro mobile diventa sempre più spoglio. Mentre i più fortunati sono già in coda ai taxi, restano solo le facce smarrite di chi è rimasto orfano del proprio bagaglio. Si forma quasi d’istinto una sorta di «gruppo di solidarietà» tra sguardi rassegnati, che pazientemente – dopo già una buona mezz’ora dall’arrivo dell’aereo – si mettono in coda davanti al mitico e attivissimo ufficio «Lost & found». Più lost che found, almeno alla prima impressione.

Non basta l’indicazione “coincidenza corta” per evitare il ritardo dei bagagli

COLPE – Le colpe si rincorrono tra i commenti e pensieri. Saranno le compagnie aeree che pur di fare il pieno di passeggeri non si preoccupano più di tanto di assicurare la partenza anche del bagaglio? Come il caso delle coincidenze all’estero spesso molto ravvicinate, garantite dalle stesse compagnie ma evidentemente solo per il viaggiatore. Poco importa se alla partenza dall’estero (a Firenze sembra li abbiano esauriti) è stato messo un ulteriore cartello sul bagaglio che indica «short connection», coincidenza corta. Non manca poi chi, puntualmente, se la rifà con l’Aeroporto di Firenze, ancora troppo piccolo ed in grado di ospitare solo aerei con limitata capienza. Della serie: caricano valigie finché c’entrano. Le altre restano a terra. In arrivo e in partenza naturalmente.

SCUSE – Al Lost & Found c’è un modulo da riempire, consegna di documenti, indirizzi, recapiti telefonici e mail: tutto per «garantire» un più sollecito recapito del bagaglio «smarrito». Scuse e «sincero rammarico» della Compagnia compresi. Una pratica richiede mediamente almeno tra 5 e 10 minuti a passeggero. Con il viaggiatore sull’orlo di una crisi di nervi e l’impiegato, volenteroso ma non samaritano, che deve svolgere meticolosamente il suo lavoro, per il puntuale inserimento dei dati nel sistema World Tracer, che si metterà a cercare la valigia persa in collegamento con tutti gli aeroporti del mondo.

ATTESA – Il bello deve però ancora venire. Se le scene del «lost» (tempi a parte) non sono troppo diverse dagli aeroporti di tutto il mondo, quelle del «found» (bagaglio trovato) sono tutte fiorentine. Non tutti i viaggiatori chiedono di farsi recapitare il bagaglio smarrito a casa o in albergo. Anche il corriere ha bisogno dei suoi tempi. Allora si preferisce «stazionare» non lontano dall’aeroporto in attesa del volo successivo, tanto più che un tempestivo sms della Compagnia Aerea avvisa che «il bagaglio è in viaggio verso l’aeroporto di destinazione, Firenze». Vale la pena aspettare, pensa qualcuno. Le ore passano, pazienza per gli impegni saltati, l’importante è la valigia.

GIOCO DELL’OCA – Finalmente, verso le 19,30, la buona notizia: l’aereo successivo è atterrato e i bagagli possono essere ritirati. Dove? Un tempo c’era un agevole sportello davanti all’uscita,  attraverso il quale, dopo gli opportuni accertamenti, veniva riconsegnato il bagaglio smarrito. Ora non più.  E qui comincia il «gioco dell’oca». Un nuovo modulo da ritirare presso il «Lost & (questa volta davvero) Found». Quindi percorrere tutto il corridoio al piano terreno. Uscire dall’aerostazione (pazienza dovesse piovere). Costeggiare l’edificio aeroportuale per diverse decine di metri. Suonare a un lontano «ingresso Staff» dove non c’è nessun cartello che indichi «riconsegna bagagli». Attendere l’arrivo di un vigilante, che prima ancora di dire buonasera chiede e preleva (giustamente) un documento. Il viaggiatore, dopo ore di attesa della valigia, comincia davvero a non capire ma si fa forza. «Dovete passare il metal detector come se doveste partire» spiega gentilmente il meticoloso vigilante. E il documento? Se ne occupa un assistente capo della Polizia di Frontiera, che inserisce a terminale tutti i dati dei passeggeri «in transito» nell’area superblindata dello staff dell’aeroporto.

HITCHCOCK – «Vuoi vedere che ora ci interrogano per chiederci come mai abbiamo perso i bagagli?» sta per sbottare uno dei viaggiatori. Poi si ferma e lascia perdere. Nella sala regna il silenzio più assoluto: tre impiegati, un poliziotto, quattro passeggeri in cerca di una valigia. Alfred Hitchcock ne avrebbe ricavato una scena dei suoi film migliori. Documenti riconsegnati, si apre la porta e dove si arriva? Nell’off-limit per tutti piazzale dell’aeroporto, tra velivoli in sosta. Se ci arrivi senza accompagnatore, vieni arrestato all’istante.

PIAZZALE – Un’impiegata accompagna invece il gruppo per un altro centinaio di metri. Fino a dove? Ma alla sala arrivi, dove sta rullando di nuovo il tappeto con le valigie del nuovo aereo. Come nel gioco dell’oca, quando si torna alla partenza. Altra sosta nell’ufficio «Lost & Found» per una nuova esibizione di documenti (è la quarta) e quindi finalmente la possibilità di riprendere la sospirata valigia, tutt’altro che «persa». Solo «ritardata». Dall’arrivo del primo volo sono passate appena tre ore. Nulla in confronto a ben altre attese aeroportuali. Al Vespucci di Firenze c’è poi l’ebbrezza del «gioco dell’oca» gratis. Una turista messicana commenta con un sorriso: «E meno male che l’aeroporto di Firenze è piccolo».

 

 

Exit mobile version