Osservatore Libero

Ventisette anni al frate accusato dell’omicidio di Guerrina Piscaglia

Il palazzo di giustizia di Arezzo

Il palazzo di giustizia di Arezzo dove si è svolto il processo Piscaglia

AREZZO – Ventisette anni per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Questa la sentenza della corte d’assise di Arezzo emessa oggi 24 ottobre a carico del frate Gratien Alabi, accusato di aver ucciso Guerrina Piscaglia. Si tratta della donna scomparsa il 1 maggio 2014 a Ca Raffaello, una frazione del comune di Badia Prataglia (Arezzo), sull’appennino al confine tra Toscana, Emilia Romagna e Marche.

La corte d’assise, presieduta da Silverio Tafuro, ha accolto la richiesta della pena del pubblico ministero Marco Dioni. Disposti anche tre anni di libertà vigiliata. Ma il religioso di origine congolese, che gestiva la parrocchia di Ca Raffaello, non andrà in carcere fino alla sentenza definitiva. In pratica anni, tra Appello ed eventuale Cassazione. Al momento Gratien Alabi resta agli arresti domiciliari, in un convento a Roma dell’ordine dei Canonici regolari premostratensi. La difesa dell’imputato ne aveva chiesto l’assoluzione, invocando il principio del ragionevole dubbio, basata in particolare sul mancato ritrovamento del corpo di Guerrina Piscaglia

La scheda della scomparsa di Guerrina Piscaglia su «Chi l’ha visto»

 

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