Referendum 2016, ecco tutte le modifiche alla Costituzione

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FIRENZE – Il referendum sulla riforma della Costituzione si avvicina. Domenica 4 dicembre 2016, gli Italiani saranno chiamati a rispondere Si o No a questo domanda:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».

Il quesito, nella sua sintesi, racchiude la modifica di 37 (trentasette) articoli della Costituzione. Più di un quarto dei 139 articoli dell’attuale Carta Costituzionale entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

AVETE DUBBI?

Se siete già sicuri di cosa votare – per opinione politica o perché ritenete di esservi già documentati a sufficienza – non c’è bisogno di proseguire. Se invece avete ancora dubbi o non avete potuto (o voluto) trovare il tempo per documentarvi, può essere utile – prima di esprimere un giudizio netto (Si o No) su tutto – conoscere quali sono le modifiche proposte in ogni singolo articolo. Il 4 dicembre – è opportuno ricordarlo – non c’è un quorum del 50% + 1  dei votanti perché il quesito passi o meno. Il risultato sarà valido qualunque sia la percentuale dei votanti.

UNO PER UNO GLI ARTICOLI MODIFICATI

In questo link sono riportati tutti gli articoli oggetto di modifica. Clicca qui per confrontare il testo in vigore e quello modificato dalla legge costituzionale pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.88 del 15-4-2016. Si ricorda che quest’ultima legge è sottoposta al Referendum del 4 dicembre perché è stata approvata in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera. Diversamente (come prevede l’art. 138 della Costituzione, che resta invariato) non sarebbe stato necessario il referendum tra i cittadini.

LE PRINCIPALI RAGIONI DEL SI

(vedi anche il sito bastaunsì.it)

Superare il bicameralismo paritario – Non ci saranno più due camere uguali con gli stessi poteri. La Camera dei Deputati darà e toglierà la fiducia al governo, il Senato rappresenterà prevalentemente le istanze e i bisogni di comuni e regioni.

Avere leggi in tempi più rapidi – Tranne che per alcune limitate materie, di norma la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale.

Ridurre i costi della politica – I senatori elettivi passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità. Il Cnel verrà abolito. I consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico. Le province saranno eliminate dalla Costituzione.

Maggiore partecipazione dei cittadini – Il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori. Saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo. Si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi: se richiesti da ottocentomila elettori, non sarà più necessario il voto del 50 per cento degli aventi diritto, ma sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche.

Chiarire le competenze di Stato e Regioni – Materie come le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia o la formazione professionale saranno di esclusiva competenza dello Stato. Alle Regioni, oltre alle competenze proprie (come l’organizzazione sanitaria, il turismo o lo sviluppo economico locale), potranno essere delegate altre competenze legislative.

Più rappresentanza degli Enti Locali in Parlamento e in Europa – Il Senato diverrà il luogo della rappresentanza di regioni e comuni, attraverso i sindaci e i consiglieri che ne faranno parte. In più, il nuovo Senato parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea e ne verificherà l’impatto sui territori.

LE PRINCIPALI RAGIONI DEL NO

(vedi anche il sito referendumcostituzionale.online)

  • Non è un no al cambiamento, ma a questa riforma
  • Da un bicameralismo perfetto si passa ad un bicameralismo malfatto
  • Sarebbe stato più opportuno sopprimere totalmente il Senato
  • Mancano certezze sulle modalità di elezione dei senatori. Il regolamento verrà esaminato solo dopo il Sì. C’è il rischio che si tratterà di «nominati» e non di eletti.
  • La riforma non prevede l’elezione diretta del capo dello Stato o del premier
  • Non viene previsto il vincolo di mandato per il parlamentare, che – come adesso – sarà libero di cambiare partito durante la legislatura
  • Molto discussa la formulazione dell’articolo 70 (funzione legislativa) che passa da 9 a 439 parole, con molti riferimenti normativi comprensibili solo dagli addetti ai lavori e non dal cittadino
  • In sintesi è un testo di legge costituzionale che divide anziché unire, come dovrebbe invece essere il suo spirito

 

 

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Sandro Addario

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