Firenze, cosa resterà a Palazzo Strozzi dopo i gommoni di Ai Weiwei?

La facciata rinascimentale di Palazzo Strozzi a Firenze durante la mostra di Ai Weiwei

La facciata rinascimentale di Palazzo Strozzi a Firenze durante la mostra di Ai Weiwei

FIRENZE – Nome: Ai. Cognome: Weiwei. Età: 59 anni. Città di nascita: Pechino. Professione: artista miliardario. Secondo lavoro: attivista dei diritti umani. Sua la mostra di quattro mesi a Firenze in Palazzo Strozzi, aperta il 23 settembre 2016 e che chiuderà (non è dato di sapere con quanti rimpianti) il 22 gennaio prossimo.

Ai Weiwei libero

Quella mostra che, non a caso, si chiama «ai weiwei libero». Libero di esprimere la sua arte, ma anche libero di riempire la facciata rinascimentale di Palazzo Strozzi con gli ormai celebri 22 (ventidue) gommoni, che hanno permesso allo storico edificio – in questo autunno inverno – di essere certamente il più fotografato di Firenze.

Carta da parati

Libero anche di chiedere e ottenere che alcune pareti delle rinascimentali stanze dello stesso Palazzo Strozzi fossero ricoperte con carte da parati. Artistiche naturalmente, ma sempre carte da parati. Alcune con inequivocabili disegni del dito medio alzato, gesto universalmente volgare e offensivo. Ma che a Palazzo Strozzi si trasforma in arte, tanto da tappezzarne una delle più storiche sale, quella d’angolo sull’omonima piazza. Lo stesso dito medio alzato di Ai Weiwei che appare in una quarantina di maxi selfie appesi alla parete, davanti ai più celebri luoghi del mondo: Basilica di San Pietro e Colosseo compresi. Chi non capisce questa «arte» si deve adeguare. O vada agli Uffizi.

Ma torniamo alla carta da parati. Verrà rimossa con la massima cura, tra poco più di un mese. Basta aspettare. Sperando naturalmente che la parete sottostante non resti irrimediabilmente danneggiata. Si potrà sempre ripararla e ricostruirla. Con buona pace della storicità della struttura.

Gommoni

E i 22 gommoni di Ai Weiwei sulla facciata, che hanno attirato piogge di critiche e consensi. Rappresentano, nelle intenzioni dell’artista cinese (che parla un perfetto americano, visti i tanti anni di vita a New York), il dramma dei migranti in cerca di una vita migliore. E quando saranno rimossi, cosa resterà? Qualcuno magari è pronto a dire: «Un gran vuoto». Qualcun altro, un po’ più terra terra come chi scrive, pensa anche alla facciata di quello che, fermandosi solo a Wikipedia, è definito «uno dei più bei palazzi rinascimentali italiani».

Parliamo di ventidue gommoni di almeno 6 metri per 3 (stima prudenziale), lasciati appesi all’esterno del palazzo per oltre 120 giorni tra caldo, freddo, umido, vento, pioggia. Siamo sicuri che non lasceranno nessuna traccia sulla facciata che per cinque secoli non è stata mai «rivestita» da niente? Tra la gomma e la pietra vince sicuramente quest’ultima, ma cosa accadrebbe se una volta rimossi i gommoni restasse il segno dei loro quattro mesi a contatto con la facciata?

Qualcuno dirà che non sono a contatto perché una lunga sbarra impedisce ai gommoni di toccare fisicamente la facciata e le finestre (altrettanto rinascimentali) di Palazzo Strozzi. Meno male. Resta il problema che la sbarra non ce la mise Benedetto da Maiano alla fine del ‘400, come pure gli arpioni e i ganci di acciaio dove sono appesi i 22 gommoni. Cosa resterà quando verranno tolti? Qualche foro su una facciata del ‘500, magari subito tappato con cemento del XXI secolo. Tanto non si vede.

 

FOTOGALLERY: PARTICOLARI DELLA MOSTRA DI AI WEIWEI

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Sandro Addario

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