Osservatore Libero

Italia, appuntamento con il terrorismo

Piazza Duomo Milano

ROMA – La comparsa in Italia del massacratore di Berlino e la sua uccisione in conflitto a fuoco sembrano aver «illuminato» qualche esperto e qualche opinionista. Per la prima volta si comincia davvero a rendersi conto che il nostro Paese è stato finora preservato da atti di terrorismo, non per fortuna o per bravura. Neppure, come sostengono i buonisti, per il nostro spirito umanitario. Molto più semplicemente perché alla Jihad fa comodo mantenere tranquillo il nostro territorio per la sua funzione di testa di ponte verso l’Europa. Ma anche come base logistica e strategica che consenta il transito ed il viavai di miliziani.  

Un’ipotesi che assurge oggi a certezza. E che porta a qualche apprensione e qualche riflessione considerando che evidentemente stiamo convivendo, nelle nostre città, con cellule terroristiche attive. Queste, quando decideranno di non utilizzarci più, ci infilzeranno cruentemente e saranno in grado di farlo più significativamente che altrove.

IL CASO SESTO SAN GIOVANNI

Né ci può portare sollievo l’intervento encomiabile della pattuglia della Polizia di Stato che ha fermato ed eliminato il carnefice di Berlino. Intervento esaltato giustamente per i meriti individuali ma auto-celebrato in eccesso trionfalistico se, come è successo, viene presentato come esempio dell’efficienza e delle capacità italiane in funzione antiterrorismo.

É un esempio di «ordinario» eroismo dei tanti che, ogni giorno e dovunque, affrontano il potenziale rischio permanente di controllare sconosciuti e di subire reazioni. Fatti che meritano, di per sé e tutti quanti, glorificazione e gratitudine a prescindere dalle reazioni eventuali.

Ma non è l’eroismo «santo» di chi scientemente si oppone ad un’aggressione organizzata e certa e non solo potenziale. Soprattutto non è, almeno da solo, l’espressione di strategie, condotte ed interventi efficaci e studiati contro il terrorismo.  Occorre altro.

MIGRAZIONE E TERRORISMO

A cominciare dall’accoglienza che non può o non può più essere indiscriminata ma rigorosamente controllata e riservata solo agli status certi e confermati. Ecco perché sarebbe importante e determinante occuparsi della migrazione direttamente nelle aree di partenza. Come pure organizzarla raccogliendo in quelle aree gli aspiranti partenti in appositi centri, selezionandoli prima di trasferirli in Italia. Come pure respingere gli sbarchi clandestini di profughi riportandoli sulle coste di provenienza nei Centri che saranno lì allestiti.

Ecco perché sull’Islam ormai consolidato in Italia occorre una vigilanza assidua e penetrante, non solo attraverso un efficace controllo del territorio, come avvenuto con l’intervento di Sesto San Giovanni. Ma soprattutto con la costituzione di reparti specificatamente dedicati che sorveglino, censiscano e svolgano monitoraggio su individui e comunità, in modo da avere cognizione e padronanza di tutto quel mondo.

Non dobbiamo temere di essere o apparire vessatori. É solo un senso e un’esigenza di difesa e di sopravvivenza. Oggi, dopo tutte le stragi, è pienamente giustificato.

 

 

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