Congresso Usa proclama Trump presidente. Clinton sindaco di New York?

Donald Trump e Mike Pence dal 20 gennaio saranno presidente e vice presidente degli Stati Uniti

Donald Trump e Mike Pence dal 20 gennaio saranno presidente e vice presidente degli Stati Uniti

WASHINGTON – Il Congresso Usa ha proclamato ufficialmente Donald John Trump 45° presidente degli Stati Uniti. Vice presidente sarà Mike Pence, attuale governatore dell’Indiana. La proclamazione è avvenuta venerdì 6 gennaio, nel corso di un’assemblea comune tra Camera dei Rappresentanti e Senato. Il giuramento dei due eletti e il loro insediamento avverrà, come tradizione, il 20 gennaio dell’anno successivo a quello dell’elezione, avvenuta l’8 novembre scorso.

Il Congresso ha esaminato i voti dei Grandi Elettori, avvenuta il 19 dicembre: il repubblicano Trump ha ottenuto 304 preferenze, mentre la democratica Hillary Clinton si è fermata a 227. Da qui la «certificazione» ufficiale del Parlamento statunitense, che dà il via libera definitivo al cambio di inquilino della Casa Bianca, dove il democratico Barack Obama ha governato per due mandati, dal 2008 al 2016.

CLINTON SINDACO DI NEW YORK?

Chiusa la partita per l’ex first lady Hillary Clinton? Sembra di no. Proprio alla vigilia della proclamazione di Trump, circola nella stampa Usa la voce di una possibile candidatura della Clinton a sindaco di New York. Le elezioni si svolgeranno nell’autunno 2017. Si tratterà di scegliere il successore dell’attuale sindaco Bill de Blasio, democratico, in carica dal 1 gennaio 2014 e del quale al momento non sembra scontata la ricandidatura.

«La città di New York ha bisogno che Hillary Clinton corra per sindaco» titola il quotidiano New York Post. Il fedelissimo New York Times parla di «idea improbabile di cui la gente parla», ma intanto manda avanti la voce. Sembra quasi un pre-sondaggio, per capire gli umori.

Hillary Clinton

Hillary Clinton

L’ipotesi di una candidatura è meno irreale di quanto possa sembrare. Da un lato Di Blasio, considerato «troppo» a sinistra, sembra aver scontentato parte dell’elettorato democratico della Grande Mela. Dall’altro non va sottovalutato tutto l’impegno (oltre 500 milioni di dollari) speso dai finanziatori della Clinton per la campagna per le presidenziali Usa naufragata in una pesante sconfitta. Soldi che gli «investitori» vorrebbero in qualche modo veder rientrare con un importante successo politico, anziché andare irrimediabilmente persi.

Un conto è comunque la candidatura, un altro la vittoria. Bisognerà vedere anche l’atteggiamento di Trump. Metterà un candidato repubblicano di punta, per vincere anche a New York dopo aver preso Casa Bianca, Camera e Senato? Oppure lascerà ai democratici l’importante «boccone» del comune di New York? L’arte della politica propenderebbe più per questa seconda ipotesi. Ma Trump, da come si sta muovendo già all’indomani della sua elezione, sembra più un tattico che uno stratega. E soprattutto non un politico. Almeno per come, noi europei, siamo abituati a vedere la categoria.

 

 

 

 

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Sandro Addario

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