ROMA – Fa un certo effetto sentire chiamare «mia» la religione cattolica, dalla bocca di un comunista doc. Convinta conversione o solo tattica politica? Protagonista è un laico eccellente, il ministro dell’Interno Marco Minniti, 60 anni, non tutti passati (è da ritenere, salvo prova contraria s’intende) tra parrocchia e messa la domenica e giorni comandati. Libera e rispettabile scelta s’intende. Anzi. Una delle cose per cui l’inossidabile Minniti è sempre stato apprezzato è la sua coerenza e la sua ortodossia. Pci è nato (politicamente) e Pci è sempre rimasto nell’animo, pur nel succedersi delle tante sigle del suo partito: Pci, Pds, Ds, Pd.
ISLAM ITALIANO
La «conversione»? È avvenuta oggi 1 febbraio, al termine – coincidenze della vita – di un incontro con le Comunità Islamiche italiane e la firma del Patto nazionale per un Islam italiano (vedi dettagli). Cosa ha detto Minniti? «È stato un patto dove – ha detto in conferenza stampa – qualcuno è arrivato a firmare anche all’ultimo minuto. Io gli ho detto: nella mia religione c’è il riferimento che c’è più festa in cielo … per la pecorella smarrita… Poi loro mi hanno ricordato che il riferimento è comune, perché presente anche nella loro religione». Da qui conclude Minniti: «potremmo chiamare il patto per l’Islam italiano, il patto della pecorella smarrita».
Video dell’Agenzia Vista pubblicato su YouTube
LA CONVERSIONE
Non dubitiamo che con il mondo islamico, in particolare con quello che si professa moderato, è opportuno stabilire reciproci rapporti, corretti e chiari. Più interlocutori riunisci attorno ad un tavolo e meno complessa è la gestione della convivenza con le varie comunità religiose, la cui libertà di espressione – nel rispetto della legge italiana – è sempre garantita dalla Costituzione.
Ma da firmare un opportuno atto politico a dichiararsi cattolico di lungo corso («la mia religione») il passo appare francamente un po’ lungo. Bastava che Minniti dicesse «la religione cattolica» e ancora meglio «prevalente in Italia». Avrebbe fatto un figurone, ma si è lasciato prendere dall’entusiasmo e ha voluto aggiungere quel «mia» di troppo.
A tutti può succedere una svista. Un po’ meno al freddo Minniti, nonostante il calore del suo sangue calabrese, rimasto indenne nelle stanze del potere da oltre 20 anni, attraverso numerosi governi: da Amato a D’Alema, da Prodi a Letta, da Renzi a Gentiloni. Cambia l’inquilino di Palazzo Chigi e Minniti resta.
OBIETTIVO PALAZZO CHIGI
Non è poi escluso, per come si sta muovendo alla guida del ministero dell’Interno (che conosce come le sue tasche), che qualcuno veda Minniti anche come prossimo presidente del Consiglio, forte anche della sua vicinanza da sempre a Massimo D’Alema. Magari ci sta pensando anche lui stesso. E scoprire ora anche le parabole del Vangelo, sicuramente ben apprezzate in Vaticano (con cui in Italia, per governare, bisogna pur sempre fare i conti), potrebbe essergli estremamente utile. Magari con la benedizione di Jorge Mario Bergoglio, pronto a considerare anche Marco Minniti una pecorella smarrita.
Chi è Marco Minniti. Biografia