Osservatore Libero

«Non andateci»: in un libro svelato il mistero del Passo Dyatlov

La tragica escursione sul passo Dyatlov nel febbraio 1959

La tragica escursione sul passo Dyatlov nel febbraio 1959

FIRENZE – Nella Russia del 1959 nove giovani escursionisti muoiono misteriosamente sui Monti Urali. Su un passo che verrà poi chiamato Dyatlov (Djatlov), dal cognome del capo spedizione. Nessun testimone, nessun colpevole, nessuna causa ufficiale. Anche il Kgb si interessò del caso, che fu liquidato come provocato da «una irresistibile forza sconosciuta». Morti o uccisi? Nessuno finora lo ha saputo o voluto dire.

A rievocare uno dei più famosi «cold case» contemporanei e a ripercorrerne gli intrecci tra certezze e indizi fino a una soluzione, è Svetlana Oss, giornalista e scrittrice russa. Imminente l’uscita in Italia del suo libro «Non andateci! Il mistero del Passo Dyatlov» (LoGisma Editore Firenze). È la traduzione italiana di «Don’t go there», il libro scritto in inglese dall’autrice, la prima cronista a occuparsi delle morti del Passo Dyatlov, fino dal 2007 su incarico del quotidiano moscovita «The Moscow Times», dopo la perestrojka e l’apertura degli archivi dell’allora Unione Sovietica.

Anche su Facebook è presente la pagina «Il mistero del Passo Dyatlov – La soluzione plausibile», che in pochi giorni ha già raccolto molti «mi piace», nell’attesa dell’uscita del libro nelle librerie italiane e on-line su Amazon, prevista entro Febbraio 2017.

LE VITTIME

Questi i nomi delle nove vittime i cui corpi furono trovati dilaniati in mezzo alla neve. Due di loro erano senza scarpe, come se fossero scappati all’improvviso dalla loro tenda nella neve a -30 sotto zero per sfuggire a qualcosa di irreparabile. Erano tutti studenti del Politecnico degli Urali e sciatori escursionisti molto esperti.

INTRODUZIONE

«Nel cimitero di Mikhailovskoe – scrive Svetlana Oss nell’introduzione del libro – nella cittadina russa di Ekaterinburg, sul versante orientale delle montagne degli Urali, c’è un monumento a nove studenti che sono morti mentre erano in spedizione sugli Urali della zona sub-artica nell’inverno del 1959». «Ho iniziato ad appassionarmi alla storia, che è conosciuta come la tragedia del Passo Dyatlov, nel febbraio 2008. Ne avevo sentito parlare quando ero una ragazzina di circa 14 anni, ma si era nei primi anni Ottanta, nei giorni dell’allora Unione Sovietica, e la storia era molto vaga. In Russia la soppressione delle informazioni a quel tempo assicurò che l’incidente e le sue conseguenze fossero mantenute il più possibile sotto silenzio dal governo sovietico, che trovava imbarazzante che nove studenti fossero morti nelle circostanze più misteriose su un versante montuoso innevato e battuto dal vento».

UN SOLO SUPERSTITE

«Come elemento della mia ricerca – prosegue Svetlana Oss – sono stata a Ekaterinburg e ho parlato con le persone che furono coinvolte nella prima investigazione ufficiale. Ho avuto anche il privilegio di parlare con Yuri Yudin, il decimo membro del gruppo del Dyatlov. Yuri deve la sua sopravvivenza al prematuro abbandono della spedizione per via della sua sciatica che si infiammò durante la prima parte del viaggio».

«Ritengo di aver trovato la risposta al mistero del Passo Dyatlov – conclude la Oss – e la espongo in questo libro, che dedico a tutti i membri del gruppo del Dyatlov cui fu negata la vita che avrebbero potuto vivere. Per tutto il tempo della mia ricerca non ho mai dimenticato che quei corpi che furono portati giù dalle montagne una volta erano dei giovani belli e pieni di vita. Non meritavano di morire così giovani, e specialmente non in quel modo. Ma accadde, e la loro storia merita di essere raccontata».

(Nelle librerie e in vendita on-line entro febbraio 2017)

Qui la cronaca del fatto secondo Wikipedia

 

I resti della tenda sul passo Dyatlov dove morirono misteriosamente i nove escursionisti

 

 

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