Caso Minzolini: «Perché io, senatrice Pd, ho votato a suo favore»

L'aula del Senato della Repubblica

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Dalla vice presidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi (Pd) riceviamo e pubblichiamo questa nota sul caso di Augusto Minzolini, il senatore di Forza Italia ed ex direttore del Tg1, sulla cui decadenza il Senato ha espresso voto contrario il 16 marzo 2017, dopo la condanna definitiva della Cassazione a due anni e mezzo di reclusione per peculato, derivante da uso improprio della carta di credito aziendale della Rai.

ROMA – «Alla luce delle polemiche sul caso Minzolini, specie del Movimento 5 Stelle contro i senatori del Pd (tra cui la sottoscritta) che il 16 marzo hanno votato contro la decadenza dello stesso Minzolini, vorrei condividere le ragioni che hanno determinato la mia scelta in piena coscienza. Accanto a me due terzi del gruppo del Pd: 58 senatori (tra non partecipanti al voto e astenuti) contro i 41 colleghi che hanno invece voluto votare per la decadenza.

PRIMO GRADO

Abbiamo studiato molto bene le carte processuali e abbiamo visto che si era in presenza di un caso che presentava elementi certi di fumus persecutionis: quello che siamo chiamati a giudicare. Uso illecito di carta di credito aziendale. Questo il reato ossia appropriazione indebita. Assoluzione piena in primo grado. Condannata la Rai da parte della Corte dei Conti a restituire a Minzolini quanto da lui precedentemente rimborsato per via amministrativa, ossia “il mal tolto” oggetto del contendere.

APPELLO

Augusto Minzolini (al centro)

Augusto Minzolini (al centro)

Condanna in appello. I pubblici ministeri chiedono due anni. La Corte commina due anni e sei mesi e Minzolini così incorre nella legge Severino sulla incandidabilità che non avrebbe avuto effetto se la condanna fosse stata di due anni. Ci si chiede come mai ci sia stata questa durezza.

Si verifica che un giudice del collegio giudicante è un vecchio avversario politico di Minzolini, militante per molti anni nelle file di un partito dell’altro schieramento e sottosegretario del governo Prodi. Forse non esattamente neutrale verrebbe da pensare. Avrebbe potuto dimettersi da quel collegio ma non lo fece.

TERZO GRADO

La Cassazione conferma la condanna e siamo giunti alla questione che si dibatte in questi giorni. Può il Senato non applicare una legge dello Stato, la Severino appunto, che prevede la decadenza quando si è condannati in terzo grado? Come per Berlusconi insomma, sulla cui decadenza anche io allora votai a favore.

LEGGE SEVERINO

Invito a questo proposito a guardare le norme e la Costituzione italiana. Molti dicono che noi avremmo contravvenuto alla legge Severino. Sbagliato. Basta leggere. Articolo 3 della Severino: “Qualora una causa di incandidabilità sopravvenga, la Camera delibera ai sensi dell’articolo 66 della Costituzione”. E cosa dice la Costituzione? “Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di sua ineleggibilità e incompatibilità”. Giudica, non prende atto.

Nel caso Minzolini c’è stato un uso politico della giustizia? Alcuni senatori del Pd, io compresa, hanno avuto il dubbio che non tutto fosse limpido. Hanno torto? Il dubbio resta. Rispetto i colleghi che hanno deciso diversamente da me. Abbiamo esaminato gli atti come ci chiede la Costituzione e abbiamo preso la nostra decisione in piena coscienza e responsabilità. Come anche la legge Severino prevede.

SCAMBIO LOTTI MINZOLINI? 

Ma voglio rispondere anche all’accusa di chi parla di uno scambio per la fiducia al ministro Luca Lotti il giorno prima 15 marzo. Si leggano i nomi dei senatori e si veda che la trasversalità del voto è stata totale e che niente ha avuto a che fare con renziani e non renziani, come tutta la stampa ha dovuto riconoscere. Le polemiche dei grillini quindi non hanno alcun rilievo in un percorso legittimo che è stato compiuto secondo la legge e la Costituzione».

 

ROSA MARIA DI GIORGI

Vice Presidente del Senato – Senatrice del Gruppo Partito Democratico

Rosa Maria Di Giorgi

 

 

 

 

 

 

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