Contraffazione, come distinguere il prodotto vero da quello falso

La lotta alla contraffazione ha bisogno di costanti aggiornamenti

La lotta alla contraffazione ha bisogno di costanti aggiornamenti

FIRENZE – La lotta alla contraffazione non conosce soste, ma trova ostacoli sempre maggiori. Spesso non è facile distinguere un prodotto falso da uno originale. Neanche il prezzo aiuta molto, perché specie le imitazioni delle grandi firme sono vendute a prezzi non troppo lontani dall’originale. Nella foto che pubblichiamo si osservano due eleganti scarpe da donna, mostrate giovedì 22 giugno a Firenze al convegno «Libero mercato e contraffazione», organizzato a Palazzo Vecchio in occasione del 243° anniversario della Guardia di Finanza e condotto da Stefano Fabbri direttore regionale dell’Ansa.

VERO O FALSO?

Le due scarpe sembrano entrambe provenire dalla nota casa di moda Salvatore Ferragamo. Ma una (quella a sinistra) è originale. L’altra è falsa, anche se di apparente ottima fattura. La differenza? Dettagli che possono sfuggire alla maggior parte degli acquirenti ignari. Tra questi la cucitura interna della scarpa e il marchio dorato imperfetto. Anche nella scatola – nella versione contraffatta – il marchio Salvatore Ferragamo è scritto con un carattere grossolano rispetto all’originale, quasi fosse una accidentale sbavatura della stampa. In realtà è il «timbro» del falso.

UN CHIP ANTI CONTRAFFAZIONE

Come reagire all’attacco della contraffazione? Una delle nuove metodologie è anche l’applicazione di un chip all’interno di un prodotto di alta moda. Una borsa, una cintura, un paio di scarpe. «È riconoscibile da apparecchiature di cui sono dotati tutti i nostri agenti di vendita – spiega al convegno Germana Mentil, General Counsel di Ferragamo – ma anche da tutti i possessori di uno smartphone Android dotato di tecnologia Nfc ». Il cliente dubbioso è aiutato. Avvicina il suo smartphone (gli utenti Apple devono ancora pazientare) al prodotto ricevendo un segnale di risposta che lo indirizzerà al sito web dell’azienda produttrice, che confermerà così l’originalità del prodotto, con i ringraziamenti per la scelta effettuata.

MULTARE GLI ACQUIRENTI

Per il sindaco di Firenze Dario Nardella, «la lotta alla contraffazione, soprattutto in una città come Firenze, deve essere affrontata anche con un’incisiva campagna di informazione verso i cittadini e i turisti». «E se non basta – ha aggiunto – bisogna colpire e sanzionare chi acquista un prodotto contraffatto. Le norme ci sono già. E se la notizia arriva alla stampa estera, tanto meglio. I turisti saranno più informati». Il riferimento è la sanzione amministrativa che va da 100 a 7000 euro (oltre al sequestro del prodotto) a carico di un acquirente per uso strettamente personale, prevista dalla legge 23 luglio 2009, n. 99 art. 17. Una legge che esclude comunque il reato penale e che però al momento, salvo casi particolari, sembra essere poco attuata.

Al convegno, aperto dal generale Edoardo Valente comandante della Guardia di Finanza per l’Italia centro-settentrionale (Toscana, Emilia Romagna, Marche), hanno partecipato anche Paola De Micheli, sottosegretario all’Economia e Finanze e il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco. Presente anche l’imprenditore Niccolò Ricci, Chief Executive Officer della casa di moda fiorentina «Stefano Ricci», che ha evidenziato le sempre maggiori difficoltà ad operare in un mercato globale non tanto del falso palesemente tale, ma del falso spacciato per vero. Il saluto alle autorità e agli ospiti è stato portato dal generale Michele Carbone, comandante regionale per la Toscana della Guardia di Finanza.

BASTANO LE LEGGI?

«La contraffazione in Italia non è solo un problema economico, con perdita di miliardi di Pil e centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio» ha sottolineato la sottosegretario De Micheli. «Ma anche un problema di sicurezza, come nel caso del settore alimentare e di quello dei giocattoli nocivi». Mancano leggi efficaci? Non la pensa così il procuratore Turco, secondo il quale «le norme sanzionatorie anche penali ci sono e sono sufficienti». Il problema resta quello dei costi per applicarle. Come nel caso delle indagini sotto copertura che in certi casi sono consentite dalla legge. «Ma costano – ha detto il dottor Turco – e quindi il problema diventa finanziario e non più normativo». «Dove invece si potrebbe fare di più – ha concluso – è una più stretta collaborazione tra imprese e forze di polizia, sul fronte della lotta alla contraffazione».

CHI PAGA LO SMALTIMENTO

Nel suo intervento di chiusura il generale Valente ha sottolineato l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto alla contraffazione. Non basta più solo il controllo del territorio, ma le aumentate dimensioni del fenomeno – anche attraverso l’ e-commerce – impongono strategie sempre più aggiornate. Tra queste la recente costituzione di un Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche come pure l’attività del Sistema Informativo Anticontraffazione (Siac), che informa il cittadino sull’evoluzione del fenomeno e mette in contatto operatori di polizia e aziende.

Molto viene fatto anche nei contatti con le scuole e gli studenti per informarli sui rischi di un acquisto di merce contraffatta. Negli ultimi tre anni nelle tre regioni del Comando per l’Italia Centro-Settentrionale sono stati visitati dai finanzieri (in veste di docenti) oltre 660 istituti scolastici per un totale di 53 mila studenti. Come pure, in campo operativo, sono stati eseguiti oltre 4000 interventi e sequestrati oltre 176 milioni di pezzi oggetto di contraffazione. «Un problema – ha concluso il generale Valente – è quello del tempestivo smaltimento dei prodotti sequestrati». Un costo, lascia intendere, che non facilmente un Comune o un altro ente pubblico vuole assumersi. E su cui, una volta per tutte, il legislatore dovrebbe intervenire.

 

FOTOGALLERY DEL CONVEGNO «Libero mercato e contraffazione»

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Sandro Addario

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