Omicidio Ashley, anche in appello 30 anni per il senegalese Diaw

Il Palazzo di Giustizia di Firenze

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FIRENZE – Nessuno sconto di pena, tanto meno l’assoluzione, per il senegalese Tidiane Cheik Diaw, accusato dell’omicidio della giovane americana Ashley Olsen avvenuto a Firenze il 9 gennaio 2016. La corte d’assise d’appello di Firenze ha confermato oggi 10 gennaio la condanna dell’imputato a trent’anni di carcere, già decisa in primo grado. La sentenza d’appello è stata letta dalla presidente della Seconda sezione penale Maria Cannizzaro nel tardo pomeriggio dopo due ore di riunione in camera di consiglio. L’imputato è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali, comprese quelle delle parti civili.

La pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Nicola Miraglia, aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato con l’aggravante della crudeltà. La difesa del senegalese aveva invece insistito per l’assoluzione. Secondo uno dei difensori, avvocato Antonio Voce, non è stata ancora stabilita con certezza l’ora della morte di Ashley, un elemento ritenuto decisivo per decidere sulla colpevolezza di Diaw o se bisognava continuare ancora le indagini.

Piena soddisfazione da parte degli avvocati di parte civile che assistono la famiglia Olsen. Per l’avvocato Michele Capecchi è la sentenza che aspettavano, in linea quanto già deciso in primo grado. Lo stesso padre di Ashley, il professor Walter Olsen, si è detto «felice» di questa decisione dei giudici d’appello, anche perché «su Ashley sono state dette brutte cose e non è affatto vero che la sua fine se l’era cercata».

IL FATTO

La morte per strangolamento di Ashley Olsen, 35 anni, fu scoperta nella mattinata del 9 gennaio 2016 nel suo appartamento di via Santa Monaca 35 a Firenze nel quartiere di San Frediano. La Squadra Mobile della Questura di Firenze, diretta da Domenico Profazio, dopo pochi giorni arrestò il senegalese Tidiane Cheik Diaw, ripreso dalle telecamere di sorveglianza della zona mentre usciva dall’appartamento della donna la mattina del 9 gennaio. In precedenza Diaw era stato “ripreso” mentre camminava con la stessa Ashley.

Sottoposto ad interrogatorio Diaw ammise un «rapporto consensuale» con la donna americana conosciuta occasionalmente in un locale notturno. A un certo punto i due avrebbero litigato, perché lei a un certo punto lo voleva mandare via: è stato allora – avrebbe ammesso il senegalese – che lui l’ha spinta a terra tanto che la donna è caduta battendo violentemente la testa. I segni di strangolamento sarebbero la conseguenza – secondo la versione del senegalese non creduta né dagli investigatori né dai giudici di primo e ora secondo grado – del tentativo di quest’ultimo di rialzarla.

La scoperta del corpo senza vita di Ashley era stata fatta dall’ex fidanzato della donna. I due si erano lasciati da poco. L’uomo l’aveva ricercata ma invano. Preoccupato era andato a casa sua facendosi aprire la porta di casa da una vicina, con la quale aveva fatto la macabra scoperta, avvisando subito la polizia. A suo carico non sono emersi elementi circa un suo coinvolgimento nella morte della donna originaria della Florida, ma che da tempo ormai viveva a Firenze.

 

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15 gen 2016

Firenze, Santo Spirito dà l’addio ad Ashley Olsen. Folla ai funerali (Foto)

 

 

 

 

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Sandro Addario

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