Memoria: la Polizia di Firenze ricorda il questore Palatucci morto a Dachau

Lo stendardo della Sezione Anps di Firenze

Lo stendardo della Sezione Anps di Firenze

FIRENZE – Alla vigilia della giornata della Memoria 2018, la Polizia di Stato di Firenze ha ricordato la figura di Giovanni Palatucci, già questore di Fiume e morto nel campo di concentramento nazista di Dachau a soli 35 anni. Un motivo che, da solo, merita rispetto.

L’iniziativa, alla quale ha partecipato il questore Alberto Intini, è stata promossa il 26 gennaio dalla Sezione fiorentina dell’Anps (Associazione Nazionale Polizia di Stato) presieduta da Sergio Tinti. Un convegno e un concerto del maestro George Georgescu, ospitati «fuori casa» nella moderna e funzionale sede dell’Associazione Nazionale Alpini in via Jacopo da Diacceto che accoglie la Sezione di Firenze, guidata da Marco Ardia con circa 800 soci in tutta la provincia.

CHI È GIOVANNI PALATUCCI

Palatucci, nato nel 1909 a Montella (Avellino), entra nella Pubblica Sicurezza nel 1936. Opera a Genova ma dopo un anno è trasferito alla questura di Fiume in Istria. In pratica è mandato «al confine» sembra dopo un’intervista in cui parlava di «polizia malata di burocratismo».

A Fiume Palatucci è prima responsabile dell’ufficio stranieri e poi opera come commissario e quindi questore reggente. Nel settembre 1944 viene arrestato dai tedeschi delle SS e internato il 22 ottobre successivo nel campo di concentramento di Dachau. Muore di stenti il 10 febbraio 1945, 78 giorni prima della liberazione del campo.

RICONOSCIMENTI

La figura di Giovanni Palatucci sale alla cronaca da quando, nel 1952, lo zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci racconta come il nipote, durante il suo servizio a Fiume, abbia aiutato molti ebrei a mettersi in salvo e sfuggire alla persecuzione nazifascista. Si parla di almeno cinquemila. Nel 1990 lo Yad Vashem (Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele) lo riconosce «Giusto tra le nazioni». Presso la Chiesa cattolica nel 2002 si apre una causa di beatificazione, ancora in corso dopo 15 anni.

Al termine della prima fase delle indagini del Vicariato di Roma nel 2004, Giovanni Palatucci è «Servo di Dio», come ha ricordato il cappellano della Polizia di Firenze don Luigi Innocenti. Nel 1995 il presidente della Repubblica Scalfaro concede alla memoria di Giovanni Palatucci la medaglia d’oro al merito civile per essersi prodigato «in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati». Nel maggio 2000 papa Giovanni Paolo II lo annovera tra i martiri del 20° secolo, in occasione della cerimonia ecumenica Giubilare.

PAUSA DI RIFLESSIONE

Una pausa di riflessione sulla memoria di Giovanni Palatucci arriva nel 2013 quando il «Primo Levi Center» di New York avanza dubbi sull’effettiva azione del questore di Fiume in favore degli ebrei. Parte una lettera al Museo dell’Olocausto di Washington per chiedere di togliere il suo nome tra quelli a cui la comunità ebraica deve essere riconoscente. Lo stesso Yad Vashem e il Vaticano cominciano a riesaminare e verificare i documenti pervenuti. Si apre una controversia non ancora conclusa, nella quale si alternano testimonianze a favore e a sfavore.

«Al di là di meriti e polemiche sulla figura di Giovanni Palatucci – ha detto il 26 gennaio il questore di Firenze Alberto Intini – va onorata la sua scelta di entrare in Polizia e diventare sempre e comunque un paladino dei deboli». «Non importa il conto delle persone salvate – ha aggiunto Laura Forti assessore alla cultura della Comunità Ebraica di Firenze – il coraggio di Giovanni Palatucci incoraggia gli altri. Chi salva anche una sola vita, salva tutti».

 

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Sandro Addario

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