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Trovata la barca italiana Crilu dispersa in Atlantico. L’equipaggio sta bene

La barca Crilu durante il viaggio in Antartide

La barca Crilu durante il viaggio in Antartide

La barca Crilu durante il viaggio in Antartide

La barca Crilu durante il viaggio in Antartide nel gennaio 2018

Leggi aggiornamento in fondo all’articolo: Crilù fermo in Brasile

OCEANO ATLANTICO – Buone notizie per la barca a vela italiana Crilu dispersa da una settimana nell’oceano Atlantico meridionale al largo dell’Argentina. Nella serata di venerdì 16 febbraio l’imbarcazione è stata avvistata da una nave mercantile a circa 500 miglia dalla costa tra l’Uruguay ed il Brasile. Il cargo, che aveva avuto l’avviso di ricerca da parte dell’Armada Argentina diramato a tutte le navi in navigazione in quell’area, si è subito messo in contatto via radio con il Crilu. Alle ricerche era stato dirottato anche il cacciatorpediniere argentino Ara Sarandi, che si trovava in zona impegnato a rintracciare il sottomarino Ara San Juan disperso quasi nella stessa area dal novembre 2017. Una zona di mare non sotto i migliori auspici.

EQUIPAGGIO

«Stiamo tutti bene ma abbiamo i due telefoni satellitari fuori uso» ha risposto dal Crilù Hernan Paolo, un esperto skipper italo argentino di 47 anni. Con lui a bordo c’è anche Lucas Lanusse, un giovane studente argentino di biologia ed un terzo argentino da poco imbarcato, che si occupa della logistica.

PARLA IL PROPRIETARIO DELLA BARCA

La notizia del buon esito della ricerca del Crilu arriva da Loris Boccato, il proprietario dell’imbarcazione raggiunto da OsservatoreLibero.it . «Li avevo seguiti via internet fino al 10 febbraio – racconta ancora emozionato Boccato – poi il segnale si era fermato sempre nello stesso punto. Ho cominciato a preoccuparmi davvero. Per fortuna il sistema di comunicazioni satellitare di bordo, se non riceve più impulsi dopo un certo tempo, in automatico trasmette un’allerta . Quest’ultima è stata raccolta dalle Marine di Argentina e Uruguay che hanno subito diramato un avviso alle navi in transito. In questi giorni sono stato in contatto quotidiano anche con la Centrale operativa della Guardia Costiera a Roma. Stamani 17 febbraio alle 8 sono stati proprio loro a chiamarmi per darmi la buona notizia del ‘tutto bene’. Pochi minuti dopo analoga telefonata l’ho ricevuta dai familiari dei tre argentini a bordo che già erano al corrente del felice esito dell’avventura».

ANCORA 6000 KM SENZA TELEFONO

E ora? Crilu inverte la rotta e torna a terra? «No – risponde Boccato – lo skipper ha comunicato che, visto che stanno bene, intende proseguire nella rotta verso le isole di Capo Verde dove dovrebbero arrivare circa a metà marzo. Lì a Mindelo, nell’isola di São Vicente, c’è un porto attrezzato per ogni necessità». Ma quanto oceano devono ancora attraversare per arrivare a Capo Verde? «Circa 3200 miglia (6000 km n.d.r.)». Con 2 telefoni satellitari fuori uso? «Sono molto utili per la trasmissione di dati anche a lunga distanza, ma per la sicurezza in mare c’è sempre la radio in Vhf con cui mettersi in contatto con le navi in transito per ogni evenienza».

LA LUNGA AVVENTURA DEL CRILU

Il cronista non insiste. Parlare di azzardo con un lupo di mare come Boccato significa perdere in partenza. Cambia argomento e chiede del Crilu. La barca di 16 metri, costruita nel 2008 e perfettamente revisionata, era partita da Venezia nel giugno 2016. Al timone lo stesso Boccato. Tappe alle Canarie, quindi il Brasile e l’Uruguay dove era rimasta ormeggiata alcuni mesi invernali. Quindi, nel gennaio di quest’anno 2018, tre settimane nei mari dell’Antartico. «Un’esperienza indimenticabile – commenta soddisfatto Boccato – ma non solo perché abbiamo avuto anche la stufa di bordo bloccata». Quindi l’arrivo a Ushuaia, il porto argentino più a sud del mondo. Qui Boccato sbarca e rientra nella sua Jesolo. Crilu viene presa in consegna dall’equipaggio argentino, con l’intesa di riportarla in Sardegna a metà aprile.

Il programma non si ferma. Crilu sta ora navigando verso l’equatore. Anche lì non mancheranno i problemi anche se di altra natura. «C’è una fascia di mare all’equatore molto variabile – precisa Boccato – che può andare da 200 a 500 miglia, dove c’è assoluta calma di vento. Necessario andare a motore. L’importante è non consumare troppo gasolio». A quel punto, con o senza satellitari, fare il pieno diventa davvero difficile.

 

AGGIORNAMENTO 13 MAR 2018 : CRILU FERMO IN BRASILE

La barca italiana Crilu ha ripiegato verso le coste del Brasile. È approdata ad Angra dos Reis, una località turistica a circa 150 km da Rio de Janeiro, dove c’è un porto idoneo per le riparazioni dell’imbarcazione. Il 10 febbraio – come si legge su Facebook – «con 50/60 nodi di vento da WNW , mare in burrasca, onde incrociate e frangenti di oltre 10 metri, il Crilu ha scuffiato una prima volta fino a 120 gradi e la seconda a 160 gradi! Tutta l’elettronica
è andata fuori uso, abbiamo perso vario materiale di coperta». Un’ondata ha anche infranto il vetro antisfondamento e aperto l’oblò che si trova sopra il carteggio». Impossibile dunque affrontare la traversata atlantica in queste condizioni.

«Se i tempi per le riparazioni saranno rispettati, la partenza dal Brasile è prevista negli ultimi di giorni di marzo» dice a OsservatoreLibero.it il proprietario Loris Boccato che ora si trova in Italia. Tappa unica verso il Mediterraneo, con arrivo stimato a Olbia per la metà di maggio. Buon vento !

 

 

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17 feb 2017

La barca a vela italiana Crilu dispersa in Atlantico al largo dell’Argentina

 

 

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