Osservatore Libero

Il Comune di Firenze parte civile per l’omicidio del senegalese Diene, non per l’americana Ashley

Il sindaco Nardella (di spalle) con un rappresentante della comunità senegalese

Il sindaco Nardella (di spalle) con un rappresentante della comunità senegalese

FIRENZE – Il Comune di Firenze si costituirà parte civile nel processo contro Roberto Pirrone, il fiorentino di 65 anni che lunedì 5 marzo ha ucciso l’ambulante senegalese Idy Diene sul ponte Vespucci a Firenze. Non fu così nel caso dell’omicidio dell’americana Ashley Olsen avvenuto il 9 gennaio 2016, per cui è stato condannato a 30 anni il senegalese Tidiane Cheik Diaw, come conferma l’avvocato Michele Capecchi legale della famiglia Olsen. Due pesi e due misure? Vediamo di capire.

DANNO D’IMMAGINE

L’annuncio della costituzione di parte civile (in pratica la richiesta di risarcimento di un danno) arriva dal sindaco Dario Nardella ai microfoni del Tgr Toscana delle 14 di martedì 6 marzo, il giorno dopo il tragico omicidio. Un annuncio che non viene ripreso dalla maggior parte dei media, soprattutto perché prevale la successiva notizia della contestazione allo stesso Nardella da parte di gruppi di senegalesi e antagonisti sullo stesso ponte Vespucci durante una manifestazione non autorizzata.

Costituzione di parte civile perché? Anche se Nardella non lo ha detto (né sottolineato nei suoi pur frequenti interventi su Facebook e Twitter) appare evidente che il primo cittadino vuole dimostrare che Firenze – diritto penale alla mano – vuole considerarsi «parte offesa» nella tragica vicenda dell’omicidio Diene. Un danno non materiale ma almeno di immagine per la città. Un’eco di ritorno negativa perché nel mondo si può pensare che a Firenze gli stranieri possano essere facili vittime della follia omicida (volontaria o meno lo decidono i giudici) dei suoi abitanti. Quando poi la vittima straniera è un ambulante immigrato le cose si complicano.

AMERICANA UCCISA DA UN SENEGALESE

Ma straniera era anche la giovane 35enne americana Ashley Olsen, uccisa nel suo appartamento in San Frediano, vittima – secondo i giudici di primo e secondo grado – della mano omicida di un senegalese conosciuto da poche ore. Ma in quel caso, oltre alla solidarietà del momento, il Comune non si costituì parte civile ai due processi. Non c’era danno d’immagine per Firenze in quella tragica circostanza, tristemente nota a tutta la forte comunità americana almeno fiorentina e toscana?

ANNUNCIO «POLITICO»

La risposta non può che essere una sola. L’annuncio (perché di questo si tratta per ora) di Nardella è prettamente politico, specie all’indomani di una campagna elettorale svolta almeno in parte sui temi caldi dell’immigrazione. Un segnale alla comunità senegalese fiorentina, che poche ore dopo l’omicidio – convinta della volontarietà del crimine commesso da Roberto Pirrone e al grido di «razzisti» – è scesa in piazza nel centro di Firenze. Qualcuno per la rabbia ha anche rovesciato le fioriere di alcune strade. Poca cosa, si dirà, di fronte ad una vita ammazzata.

PER OGNI REATO UNA RICHIESTA DI DANNO?

Senza dimenticare che la costituzione di parte civile in un processo penale non è mai scontata. È la magistratura che decide di accoglierne o meno la richiesta. Perché un conto è la «persona offesa» dal reato (o i suoi familiari nel caso di omicidio), un altro è chi ritiene di aver subito un danno dal reato stesso e ne chiede il risarcimento all’imputato o agli imputati. Ma allora ‘ogni’ reato commesso ai danni di uno straniero diventa un danno all’immagine per la città. Basta che all’estero pensino che Firenze non è sicura. E per ogni processo ci dovrebbe essere una richiesta di costituzione di parte civile del Comune. Forse è anche per questo che, almeno nel caso di Ashley Holsen, Palazzo Vecchio non ha pensato a chiedere un risarcimento all’imputato a nome di Firenze. Qualcuno avrà pensato che la comunità americana preoccupa molto meno di quella senegalese.

 

 

 

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