Firenze, arrestati altri quattro rom per l’assurda morte di Duccio Dini

La conferenza stampa dei Carabinieri dopo gli arresti del 4 luglio. Da sin. Ten. col. Rosciano, col. De Liso, procuratore capo Creazzo, pm Coletta, capitano Testa

La conferenza stampa dei Carabinieri dopo gli arresti del 4 luglio. Da sin. Ten. col. Rosciano, col. De Liso, procuratore capo Creazzo, pm Coletta, capitano Testa

FIRENZE – All’alba di mercoledì 4 luglio i Carabinieri di Firenze hanno arrestato quattro soggetti di etnia rom, coinvolti nella morte del giovane 29enne Duccio Dini, avvenuta il 10 giugno in via Canova a Firenze. Si aggiungono agli altri due (Remzi Amet e Dehran Mustafa) già in carcere dopo il tragico fatto di quella maledetta domenica.

Gli arrestati di oggi 4 luglio sono:

  • Antonio Mustafa, nato il 20 settembre 1974 in Macedonia e domiciliato a Firenze
  • Remzi Mustafa, nato il 5 novembre 1998 a Firenze e domiciliato a Firenze
  • Emin Gani, nato l’8 febbraio 1991 in Macedonia e residente a Firenze
  • Kole Amet, nato il 15 febbraio 1979 ad Avellino e residente a Firenze

Per tutti e sei gli arrestati l’accusa è di tentato omicidio nei confronti del connazionale Bajram Rufat, nei confronti del quale era stata organizzata una vera e propria spedizione punitiva tendente a eliminarlo, perché colpevole di maltrattamenti verso la propria moglie e figlia di Remzi Amet, nonché protagonista di una rissa con lo stesso suocero avvenuta due giorni prima all’interno del campo nomadi del Poderaccio, alla periferia ovest di Firenze.

PARTITI PER UCCIDERE

«Erano partiti per uccidere uno di loro – ha detto il procuratore capo della Repubblica Giuseppe Creazzo in conferenza stampa con il comandante provinciale dell’Arma colonnello Giuseppe De Liso e i suoi collaboratori – e invece hanno ucciso Duccio Dini». L’unica colpa del giovane 29enne fiorentino era quella di essere fermo al semaforo rosso in via Canova a bordo del proprio scooter, travolto durante il raid punitivo a folle velocitò tra alcune vetture dei rom.

Da qui l’accusa di omicidio doloso per quattro di loro: Amet Remzi, Dehran Mustafa, Kole Amet, Emin Gani. L’operazione dei Carabinieri è stata svolta dai militari del Nucleo Investigativo del Comando provinciale e della Compagnia Firenze Oltrarno, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Angelo Pezzuti, su richiesta del pm Tommaso Coletta della Procura della Repubblica di Firenze.

LA MALEDETTA DOMENICA

Questa la sintesi dei tragici fatti di quella maledetta domenica, ricostruita dai Carabinieri. Il mortale investimento di Duccio Dini era scaturito da un folle inseguimento, iniziato nel parcheggio del supermercato «Esselunga» di via Canova e proseguito sulla stessa strada.

Alle ore 12.00 circa di domenica 10 giugno, una Opel Zafira grigia condotta dal 43enne Bajram Rufat arriva al parcheggio del supermercato. Sul posto è già presente ad attenderlo una Lancia Lybra rossa alla cui guida è il cognato Antonio Mustafa con la sua convivente, che prima chiama al telefono altri parenti e, subito dopo, inizia a speronare la Opel Zafira per tentare di bloccarla in attesa dei rinforzi. Nel frattempo dal campo nomadi del Poderaccio partono immediatamente tre soggetti a bordo di una Volvo S60 (alla guida Remzi Mustafa, figlio di Antonio, e passeggeri il nonno Remzi Amet ed il cugino Dehran Mustafa). Altri due sono a bordo di un furgone Opel Vivaro (Kole Amet, figlio di Remzi, e Emin Gani) che pochi minuti dopo arrivano all’Esselunga, dove il guidatore della Zafira, speronato a più riprese dalla Lybra e dal furgone, riesce a divincolarsi e a fuggire con l’autovettura su via Canova, inseguito a folle velocità dalla Volvo e dalla Lybra.

Il furgone si attarda nell’inseguimento in quanto al primo urto avvenuto nel parcheggio, riporta la foratura di uno pneumatico. Le tre autovetture davanti, seguite a rilento dal furgone, si rincorrono ad una velocità di oltre 100 km orari e, lungo tutto il tragitto da via Canova in direzione del Ponte dell’Indiano, oltre che speronarsi a vicenda, urtano altre autovetture in transito e rischiano di investire altri utenti della strada, ferendone anche uno nel parcheggio dell’Esselunga.

Arrivati all’incrocio semaforico di via Canova con via Simone Martini, la Volvo con a bordo le tre persone investe violentemente la Opel Zafira sul paraurti posteriore che, sbandando, va ad impattare prima contro un cartello stradale e infine contro il tronco di un albero posto nella siepe a bordo strada. Nel frattempo anche il guidatore della Volvo perde il controllo del mezzo e, dopo ripetute sbandate, va a colpire violentemente una Hyundai IX30, e lo scooter a bordo del quale vi era il 29enne Duccio Dini, fermi al semaforo in attesa della luce verde, nonché un’altra Volvo che aveva appena effettuata la svolta a sinistra per immettersi in via Canova.

Duccio Dini viene sbalzato in aria e, dopo l’impatto al suolo che gli procurerà delle lesioni gravissime, il giorno successivo 11 giugno morirà all’ospedale fiorentino di Careggi.

In tali frangenti Bajram Rufat, guidatore – speronato – della Zafira, anch’egli pesantemente ferito ma non in pericolo di vita, dopo aver lasciato l’abitacolo per salvarsi dalle fiamme che, divampate dopo l’urto, avevano avvolto l’autovettura, si rifugia su un albero poco vicino per sfuggire all’aggressione dei tre occupanti della Volvo che, discesi dall’auto con una mazza da baseball, intendevano portare a termine il loro intento criminoso. Al semaforo, luogo dell’incidente, era causalmente ferma anche una pattuglia dei Carabinieri che, dopo aver assistito all’incidente, supportata da altri colleghi presenti nelle vicinanze ed immediatamente giunti sul posto, provvedeva a prestare i primi soccorsi al giovane scooterista e, successivamente, a bloccare due degli occupanti della Volvo che aveva causato l’investimento, che saranno poi dichiarati in arresto.

LE INDAGINI

Le indagini dei Carabinieri – si legge in una nota – «sono consistite nello svolgimento di attività tradizionali con numerose escussioni di testi, acquisizione e visione dei filmati del sistema di videosorveglianza comunale presente, prelievo di campioni biologici sui veicoli, oltre che analisi dei tabulati telefonici degli apparecchi cellulari in uso agli indagati». Tutto questo ha permesso di svelare non solo il movente della spedizione punitiva ma di identificare, in aggiunta ai primi due soggetti arrestati lo stesso giorno del fatto e ancora detenuti nel carcere di Sollicciano, gli altri responsabili arrestati oggi. Questi ultimi, nei cui confronti è stato eseguito anche il prelievo di un campione biologico di saliva per ulteriori riscontri investigativi, sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Firenze Sollicciano.

Un merito nei risultati dell’operazione – è stato sottolineato dagli investigatori ed in particolare dal pm Coletta – «va anche alla famiglia del povero Duccio Dini, che si è sempre contraddistinta per ammirevole compostezza e pacatezza, permettendoci di lavorare con celerità ma anche con la necessaria tranquillità».

IL TRASFERIMENTO IN CARCERE (VIDEO)

 

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11 giu 2018

Morto Duccio Dini, 29 anni, travolto a Firenze da un’auto guidata da un Rom

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Sandro Addario

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