FIRENZE – Circa 137.000 mascherine per la prevenzione dal Coronavirus ma prive di certificazione o di scheda tecnica sono state sequestrate a Firenze dalla Guardia di Finanza. In alcuni casi venivano vendute con un ricarico fino all’800%. Si tratta di circa 100mila pezzi di mascherine chirurgiche, quelle più «leggere» usate ad esempio in sala operatoria o dal dentista. A queste si aggiungono circa 35.000 dispositivi di protezione individuale (DPI) distribuiti come il tipo FFP2 e circa 1600 del tipo maggiore FFP3. L’origine della merce sembra cinese, anche se la mancanza di una certificazione ufficiale non esclude che possano essere state prodotte altrove.
Il sequestro
Il sequestro è avvenuto nella settimana tra il 23 e il 27 marzo, per opera dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze, presso rivenditori finali, intermediari e importatori nell’area tra Firenze, Calenzano, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino. Irrorate pesanti sanzioni amministrative per complessive centinaia di migliaia di euro a causa della mancanza della scheda tecnica del prodotto o della certificazione o autocertificazione delle caratteristiche di quanto veniva immesso in commercio.
In particolare – si legge in una nota – «i Finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano di Firenze hanno effettuato un primo sequestro di circa 1.600 mascherine del tipo FFP3, le più filtranti, alcune delle quali vendute da alcune farmacie fiorentine e del nord Italia in semplici involucri in plastica, senza alcuna indicazione per l’utilizzo e con ricarico dell’800% rispetto al prezzo di importazione».
In un secondo caso le Fiamme Gialle, durante un controllo sul territorio, hanno notato una persona intenta a trasbordare alcuni pacchi da un furgone a un’autovettura che, a seguito di verifica, contenevano 18.000 mascherine con una certificazione non rispondente al prodotto.
Dove finiranno le mascherine?
Tutto il materiale sequestrato è ora trattenuto per motivi di sicurezza dalla Guardia di Finanza nei propri depositi. L’auspicio è che si possa, a brevissimo tempo, riuscire a farlo esaminare da un «certificatore» autorizzato, che ne attesti le caratteristiche di affidabilità e l’esatto livello di protezione, specie per i DPI «spacciati» per FFP2 e FFP3. Almeno per poter destinare tutte queste mascherine a quanti, soprattutto nel settore pubblico, ne hanno davvero urgenza. Purché naturalmente siano davvero una protezione e non una trappola.