FIRENZE – Abbiamo appena capito (finalmente) che con le mascherine contro il Covid19 ci dovremo convivere a lungo nei prossimi mesi. Non con la stessa naturalmente, ma con decine e forse centinaia per ognuno di noi. Ma come si smaltiscono? Un interrogativo che si pone sempre più all’attenzione di molti, specie per chi è abituato a rispettare la raccolta differenziata. Sono rifiuti sanitari, magari infetti? Sono rifiuti speciali? O sono a tutti gli effetti un normale (si fa per dire) rifiuto urbano?
Abbiamo interpellato il dottor Livio Giannotti, attuale presidente di presidente di Revet spa, che per alcuni anni è stato amministratore delegato di Quadrifoglio spa e poi di Alia Servizi Ambientali spa, la società concessionaria del servizio d’igiene urbana di Ato Toscana Centro (Firenze-Prato-Pistoia).
«Partiamo dal fatto che la mascherina che tutti dobbiamo indossare – dice Giannotti – sia almeno quella di tipo cosiddetto ‘chirurgico’ o similare. La mettiamo, presumendo di non essere contagiati o, per ora a nostra insaputa, soggetti asintomatici. Quindi è un presidio sanitario a salvaguardia delle persone che incontriamo. Se tutti la portiamo, ci salvaguardiamo meglio a vicenda».
Ma quando torniamo a casa dalla spesa al supermercato, cosa ne facciamo della mascherina che abbiamo usato?
«Sappiamo che il Covid-19 non sopravvive più di tanto (periodo differenziato a secondo dei materiali) se non trova la via di ingresso nel nostro organismo. Ne possiamo dedurre che della mascherina usata possiamo disfarcene, buttandola nel contenitore del rifiuto indifferenziato che conferiamo sempre nei contenitori personali o di prossimità. Opportuno comunque avere cura prima di immetterli in un sacchetto di plastica che chiudiamo bene prima di portarlo fuori dai nostri locali».
Tutto qui? Nessun pericolo?
«Non dimentichiamo che il rifiuto indifferenziato, meglio descritto come rifiuto urbano residuo (RUR) contenente anche la/le nostre mascherine, generalmente giace in quel sacchetto qualche ora se non giorni. Poi non verrà più a contatto con nessuno».
Quindi finisce in discarica?
«Nelle città più organizzate è pacifico che i rifiuti residui vadano termodistrutti negli impianti di incenerimento per produrre energia elettrica e termica. Quindi con le massime garanzie igienico sanitarie per tutti, come accade per i rifiuti ospedalieri. In tutte quelle realtà (vedi ad esempio Firenze) che non hanno impianti di termodistruzione, i Rur vanno a finire nelle discariche. Semplice no?»
Stesso discorso per le mascherine usate dai ‘positivi’ al Covid19 ?
«No. Il trattamento cambia si tratta di mascherine e, più in generale, di tutti i rifiuti che provengono da una abitazione , da un locale, da un presidio parasanitario che ospita persone che hanno contratto il virus. Ma anche di soggetti che non hanno necessità di particolari ospedalizzazioni e/o persone risultate positive asintomatiche o che possono aver avuto contatto con soggetti positivi e che dunque devono osservare un periodo di quarantena».
Cosa succede allora?
«Per tutti questi casi in Toscana è stato istituito un apposito servizio di ritiro a cura del gestore del servizio pubblico che impiega personale specificatamente formato ed attrezzato con i dispositivi personali di protezione previsti. Viene fornito specifico sacco e contenitore che una volta riempito si chiude ermeticamente e ritirato da personale specializzato. Questi rifiuti sono destinati solo ad incenerimento. Va da sé che nelle città dove esistono termovalorizzatori, anche questo flusso di rifiuti potranno essere immessi nel contenitore del RUR poiché andranno direttamente a bruciare».