FIRENZE – Faceva l’usuraio prestando denaro a commercianti in difficoltà con interessi fino al 300% e tempi di restituzione brevissimi. È la storia di un imprenditore calabrese, Francesco Cardone, 51 anni, originario della provincia di Reggio Calabria ma residente a Poggio a Caiano.
Mercoledì 22 luglio, in un’attività congiunta, Carabinieri e Guardia di Finanza gli hanno sequestrato beni immobili e mobili per un valore di oltre 2,5 milioni di euro. È l’esito di indagini patrimoniali a seguito di una precedente indagine penale coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze, diretta da Giuseppe Creazzo, ed eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Firenze Oltrarno, a seguito di una denuncia presentata da un’imprenditrice fiorentina finita da qualche anno nella rete di un usuraio. In quella circostanza il Cardone era finito sotto processo, patteggiando una pena a 3 anni e 10 mesi (tale da escludere la reclusione), 10 mila euro di multa e 19,5 mila euro di confisca di propri beni.
Ricostruita la ricchezza dell’ usuraio
L’attività degli inquirenti, tuttavia, non si è fermata, all’aspetto penale, ma ha interessato anche la ricostruzione dell’origine di tutta la ricchezza accumulata dall’usuraio. Successive indagini, oltre a suffragare la denuncia iniziale, hanno permesso di individuare altri imprenditori locali vittime del medesimo reato da parte del destinatario dell’odierno sequestro, che aveva accordato in più circostanze prestiti a commercianti fiorentini a tassi superiori al 300% su base annua, chiedendo in un caso anche un’abitazione in ristoro del debito (la cui planimetria catastale fu trovata in possesso dell’imprenditore 51enne, durante la perquisizione). In particolare, si erano rivolti all’ usuraio, costretti da problemi finanziari, 6 titolari di bar, ristoranti e negozi del capoluogo toscano e dell’hinterland fiorentino, pattuendo la restituzione dei prestiti con brevissima scadenza, tra uno e tre mesi.
Una volta divenuta definitiva la pronuncia penale emessa, su impulso dell’Ufficio di contrasto dei patrimoni illeciti della Procura di Firenze, sono entrati in campo i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo e gli specialisti del G.I.C.O. della Guardia di Finanza nell’aggressione dei proventi illeciti, che hanno approfondito ogni dettaglio dell’asset patrimoniale del condannato o, comunque, a lui riconducibile.
Confisca per sproporzione
«L’art. 240-bis del codice penale – spiega una nota congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza – prevede la confisca dei beni di cui i condannati per determinati gravi reati, tra i quali l’usura, non possano giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risultino essere titolari o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito dichiarato». È la cosiddetta confisca allargata o per sproporzione. Si presume, in sintesi, che le spese che superano i redditi dichiarati siano finanziate con i proventi dei reati per i quali il soggetto è stato condannato. Si tratta di uno strumento di portata assai significativa in quanto riesce ad aggredire tutto il patrimonio a disposizione del nucleo familiare o di eventuali prestanome.
Sono stati ricostruiti, pertanto, i redditi del nucleo familiare del soggetto indagato per gli anni in cui ha effettuato l’attività di usuraio e confrontati con le spese documentate e quelle presumibili per le normali attività familiari, dimostrando che, nei 7 anni esaminati, il nucleo familiare del condannato aveva acquisito beni per alcune centinaia di migliaia di euro, in eccesso rispetto ai redditi dichiarati.
Da qui la presunzione che tutto il patrimonio fosse inquinato dalla provenienza illecita dei proventi e la conseguente proposta di sequestro patrimoniale, predisposta dai Pubblici Ministeri Luca Tescaroli – Procuratore Aggiunto – e Christine von Borries, i quali hanno avanzato motivata richiesta di confisca per sproporzione ai sensi dell’articolo 676 c.p.p. in relazione all’articolo 240 bis c.p. al Gip Gianluca Mancuso del Tribunale di Firenze, che l’ha accolta, emanando il decreto oggi eseguito congiuntamente da Guardia di Finanza e Carabinieri.
Nel complesso, sono stati sottoposti a sequestro 16 rapporti finanziari, 2 autoveicoli, 1 quota sociale e 3 fabbricati, per un valore totale di circa due milioni e mezzo di euro.
«L’attività assume ulteriore rilievo – conclude la nota degli inquirenti – in quanto si tratta della prima confisca per sproporzione eseguita dal Tribunale di Firenze in fase successiva alla condanna e conferma le potenzialità di questo strumento nell’aggressione patrimoniale della criminalità, potendo andare ad interessare non solo il provento o il frutto del reato, ma tutto il patrimonio riconducibile all’indagato».