ROMA – Di caccia alle «spie» e di espulsioni di agenti segreti stranieri è piena la storia dell’intelligence. Ma in buona parte dei casi di spionaggio tutto avviene nell’ombra e al riparo dalle indiscrezioni, specie tra paesi non dichiaratamente ostili tra loro. Da un lato quindi niente di nuovo sotto il sole in merito alla spy story tra Roma e Mosca, venuta fuori come un baleno sui mezzi d’informazione nella calda mattinata di mercoledì 31 marzo. Protagonisti, riferiscono le agenzie, un ufficiale della Marina militare italiana e un ufficiale delle Forze Armate russe accreditato presso l’ambasciata di Mosca in Italia.
STRANA FRETTA
Quella che è molto meno frequente è l’immediatezza con cui la vicenda e l’arresto dei due sia stata passata ai media, con non pochi dettagli. Tanto da occupare i titoli di apertura per l’intera giornata del 31 marzo. Cosa è successo in realtà? È presto per dirlo. Certamente i motivi per «mettere il mostro in prima pagina» fin da subito non devono essere mancati.
È rimasto deluso chi si sarebbe aspettato che almeno la notizia dell’arresto di un proprio ufficiale «infedele» (diversamente non si configura, al momento, la sua attribuzione) venisse data dalla sua Forza Armata di appartenenza. Sarebbe stato più «elegante». Ma, si sa, le indagini vengono svolte dalla magistratura che si avvale di organi di polizia giudiziaria, quali non sono né Marina, né Esercito, né Aeronautica. E quando intervengono anche i Servizi di intelligence, i muri durante le indagini necessariamente si alzano ancora di più. È prassi.
SPIONAGGIO E SEGNALI POLITICI
Quali i motivi allora perché, quasi in tempo reale con l’arresto dei due militari italiano e russo operato dai Carabinieri del Ros, la notizia è subito arrivata alla stampa? Fermo il costituzionale diritto di cronaca, lo scenario, almeno in questo caso, non sembra avere l’aria di scoop da giornalismo d’inchiesta ma, più pragmaticamente, di notizie arrivate da fonti autorizzate.
Le ipotesi non mancano. Il quadro politico, in Italia e all’estero, è cambiato rispetto a qualche mese fa. A Washington c’è un nuovo Presidente al quale può essere ritenuto opportuno far sapere che l’Italia non subisce passivamente attività illecite di paesi esteri. Tanto più se la controparte si chiama Russia, in un momento in cui le relazioni Washington-Mosca non sembrano essere ai massimi storici.
Ma anche in Italia c’è un nuovo governo, che nonostante tutto tiene a distinguersi dal precedente. Non a caso la delega ai Servizi segreti, precedentemente tenuta stretta dal presidente del Consiglio, è stata da poco affidata ad un neo sottosegretario, fino al giorno prima capo della Polizia. Se è vero – come si legge sui media – che le attività illecite dei due arrestati (con passaggio di documenti top secret verso Mosca) sarebbero state in piedi da tempo come pure le indagini sul loro conto, a questo punto il cosiddetto «immaginario collettivo» si potrebbe chiedere: dov’era il governo italiano? Dormiva? Strana coincidenza con l’asserita imminente ascesa dell’ex premier Giuseppe Conte alla guida del movimento politico di maggioranza relativa nell’attuale Parlamento.
A CARTE SCOPERTE
Ora le carte sono scoperte. Almeno così sembra. Due funzionari russi saranno espulsi dall’Italia. C’è da attendersi una risposta simmetrica da Mosca, come molto spesso avviene in questi casi. L’ufficiale di Marina italiano, se riconosciuto colpevole, dovrà giustamente rispondere dei reati che gli sono contestati: procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, diffusione di notizie di cui è vietata la divulgazione. Tutt’altro che quisquilie.
FALSO BERSAGLIO
Non manca però qualche osservatore che nota che l’ufficiale italiano, pur colpevole, potrebbe anche essere il falso bersaglio di qualcosa molto al di sopra di lui. Come i nuovi equilibri nello scacchiere politico internazionale che punterebbero ad un maggior distanziamento da Mosca rispetto al passato. Con la benedizione della Ue, anche sul piano militare.
«SILURO» ALLA MARINA
Ma sullo sfondo di questa storia di spionaggio ci potrebbe essere anche un possibile «siluro» all’immagine della Marina militare italiana. Proprio nel momento in cui la Forza armata sta rinnovando la sua flotta e preparandosi – è cronaca di questi giorni – ad imbarcare i nuovissimi caccia F35B sulla portaerei Cavour, dopo aver terminato positivamente le prove in mare al largo delle coste americane. Non va infine dimenticato che nel prossimo ottobre 2021 (tra appena sette mesi) dovrà essere nominato il nuovo capo di Stato Maggiore della Difesa. Un ruolo, attualmente ricoperto dal generale Enzo Vecciarelli dell’Aeronautica, che per rotazione dovrebbe spettare proprio alla Marina. Ma i giochi sono ancora aperti. Anzi, appena all’inizio.
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28 luglio 2020