Osservatore Libero

«Artemio Franchi avrebbe compiuto oggi 100 anni»

Artemio Franchi (foto dal sito Fondazione Artemio Franchi)

FIRENZE – «L’8 gennaio mio padre Artemio Franchi avrebbe compiuto 100 anni». Non lo avevo certamente dimenticato, ma le parole che suo figlio Francesco mi disse qualche tempo fa mi spingono oggi ad accogliere l’invito a ricordarne la figura. Uno dei più grandi dirigenti che il nostro calcio abbia mai avuto. Forse non tutti se lo ricordano. 

Artemio nacque a Firenze da genitori, senesi, arrivati nella città del giglio da appena due mesi. Il padre, Olinto, dopo aver gestito una propria trattoria, divenne chef del famoso ristorante «Sabatini»prima in via Valfonda poi in via Panzani.

Firenze e Siena

Durante la sua vita Artemio Franchi fu sempre divertito dalla contesa sul suo luogo d’origine: senese ‘iure sanguinis’ o fiorentino ‘iure soli’? Nei fatti lui e le sue opere appartengono in realtà alla grande storia del calcio nazionale e internazionale.  Durante gli anni che lo videro al vertice della nostra Federazione e dei movimenti calcistici internazionali, come UEFA e FIFA, intraprese strade ed assunse decisioni che portarono questo nostro sport a crescere a livello tecnico, economico e spettacolare. 

Amava, sì, la Fiorentina (ne fu Segretario tra il 1948 e il 1951) e il Palio di Siena (Capitano della Torre dal 1971 al 1982) ma Artemio Franchi dirigente calcistico dette il meglio di sé stesso, prima all’interno e poi alla guida della nostra Federazione calcistica. Era uomo di mentalità vincente e di enormi e autentiche qualità. Saggezza, diplomazia, equilibrio, fermezza nelle decisioni, capacità d’intuire il valore e le attitudini delle persone. Tutte qualità che lo portarono nel tempo a occupare le poltrone più importanti del calcio nazionale, europeo e mondiale. 

La svolta del calcio italiano

Fu il primo a comprendere che, per l’importanza che stava assumendo il calcio nel contesto alla fine degli anni ’60, l’organizzazione calcistica avrebbe dovuto strutturarsi su basi professionali anche a livello dei dirigenti. Questi non potevano più occuparsi di tale sport nei soli ritagli del loro tempo. Capì anche che era indispensabile trovare forme e formule conciliatorie tra la professionalità dei dirigenti con il volontariato a ogni livello, senza il quale l’attività sportiva non potrebbe sopravvivere.

Artemio Franchi ricoprì l’incarico di Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio dal 1967 al 1976 e dal 1978 al 1980. Sotto la sua gestione e per la prima volta dopo gli anni ’30, la Nazionale italiana (commissario tecnico Ferruccio Valcareggi)  tornò a vincere nelle competizioni internazionali conquistando gli Europei del 1968 e arrivando seconda ai Mondiali del 1970.  Nel 1978 l’Italia conquistò il quarto posto ai Mondiali in Argentina. E Franchi, grazie al suo paziente, appassionato e lungimirante lavoro, preparò la strada per far ottenere all’Italia l’organizzazione dei Campionati del Mondo nell’edizione del 1990.

Gli Europei a Firenze

Giusto e solo per far capire le sue doti, riferito a lui, vi chiedo: «Che cos’è il genio?». Citando «Amici miei» risponderemmo: «È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione». Ecco quindi come intervenne Artemio Franchi per assicurare all’Italia l’organizzazione delle fasi finali dei Campionati d’Europa del 1968. L’Uefa, una volta note le quattro squadre qualificate, doveva scegliere tra queste la nazione a cui affidare la fase finale. Scartò l’Inghilterra perché lì si erano da poco disputati i Campionati del Mondo ed escluse l’Unione Sovietica per evitare di accrescerne l’importanza sportiva, dato che aveva vinto la prima edizione del 1960, arrivando seconda nel 1964. Rimasero così in lizza l’Italia e la Jugoslavia. 

A questo punto intervenne, tempestivamente e appropriatamente, Artemio Franchi, che propose l’Italia, per dare l’opportunità alla Figc di festeggiare il suo settantesimo compleanno. L’Uefa accettò la proposta di Franchi, tanto che la fase finale dei Campionati europei 1968 si svolse a Firenze, Napoli e Roma. È solo grazie alle sue doti se Firenze riuscì a far questo.


Il 15 marzo 1973 Artemio Franchi fu eletto presidente della UEFA e nel 1974 Vicepresidente della FIFA. Nel 1976 lasciò l’incarico in Federcalcio Italiana a Franco Carraro per poi assumerne, nuovamente, la presidenza due anni dopo, quando lo stesso Carraro fu nominato Presidente del Coni. Nel 1980, amareggiato, incolpevole e altruista, rassegnò le dimissioni a seguito del cosiddetto«totonero», sotto choc per lo scandalo del calcio scommesse che aveva coinvolto perfino giocatori della Nazionale, giurando che non avrebbe più accettato la carica di presidente federale. 

Coverciano

Mantenne invece fino all’ultimo i propri incarichi presso Fifa e Uefa. Sviluppò a livello internazionale il Centro Tecnico Federale di Coverciano, rendendolo l’ombelico del mondo calcistico internazionale. Storiche sono le sue passeggiate, a piedi nudi, sui campi di Coverciano, assieme alle personalità che lui riceveva sempre qui, se possibile, anziché a Roma.

Artemio abbandonò il terreno di giuoco, se si può dire, per la sua passione per il Palio di Siena. Avvenne per un incidente stradale il 12 agosto 1983, mentre si stava recando a Siena alla guida della sua Fiat Argenta per andare a stringere accordi, quale Capitano della Contrada della Torre, per la partecipazione di un fantino al Palio dell’Assunta. Il destino fatale lo attese fra Taverne d’Arbia ed Asciano, sulla strada Lauretana Antica, dove la sua auto sbandò in curva sull’asfalto bagnato, schiantandosi contro un camion. 

È sepolto a Firenze, nel cimitero di Soffiano. Nel 1991 lo stadio comunale di Firenze fu a lui intitolato, al pari dello stadio di Siena. Nel 2011 gli venne assegnato un riconoscimento alla memoria nella «Hall of fame» presso il Museo del calcio a Coverciano.

MAURIZIO FRANCINI

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Nota della redazione: 

Il primo ricordo del centenario della nascita di Artemio Franchi si è avuto venerdì 7 gennaio 2022, alla vigilia, nel corso dell’incontro «Bandiera e sport, ambasciatori dell’unità nazionale». Un evento online promosso dal Rotary, anteprima della celebrazione del 225° anniversario del Tricolore italiano (7 gennaio 1797-2021) che avrebbe dovuto svolgersi in un teatro fiorentino e che è stato rimandato per l’emergenza sanitaria. 

Tra gli ospiti anche Francesco Franchi, che non senza emozione ha ricordato come «nella mia famiglia il Tricolore è inciso sulla nostra pelle. È un tatuaggio e non solo per lo sport ma per tutto quello che rappresenta per il nostro paese. Ho la piena di scudetti tricolori che rappresentano simbolicamente la passione di un intero popolo». Erano previsti alcuni eventi a Siena e a Firenze per la ricorrenza del centenario di Artemio Franchi. Tutto rimandato a primavera. «Per questo ringrazio ancora di più il Rotary e le Istituzioni presenti a questo incontro online – ha concluso Francesco Franchi – per aver voluto puntualmente ricordare mio padre proprio a poche ore dall’8 gennaio». 

Qui la lettera scritta oggi 8 gennaio 2021 da Francesco al padre Artemio Franchi e pubblicata sul sito della Fondazione Artemio Franchi onlus

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