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Italia Malta: 50 anni di collaborazione nel campo della Difesa

Delegazione italo maltese su Nave San Giusto a Valletta. Al centro l'Ambasciatore d'Italia Fabrizio Romano. Alla sua sinistra il colonel Clinton O’Neill, capo delle Forze Armate di Malta (Afm), alla sua destra il contrammiraglio Vincenzo Montanaro comandante della seconda divisione navale italiana con il colonel Etienne Scicluna comandante Maritime Squadron delle Afm
Delegazione italo maltese su Nave San Giusto a Valletta. Al centro l’Ambasciatore d’Italia Fabrizio Romano. Alla sua sinistra il colonel Clinton O’Neill, capo delle Forze Armate di Malta (Afm), alla sua destra il contrammiraglio Vincenzo Montanaro comandante della seconda divisione navale italiana con il colonel Etienne Scicluna comandante Maritime Squadron delle Afm

LA VALLETTA (Malta) – Sta per compiere 50 anni la cooperazione tra le Forze Armate italiane e la Repubblica di Malta. Una storia partita da un’assistenza tecnico-logistica all’indomani dell’indipendenza maltese dal Regno Unito e arrivata oggi ad una consolidata condivisione di obiettivi e strategie per la difesa nel cuore del Mediterraneo.

Ne abbiamo parlato con il Capitano di Fregata Alessandro Rinaldi, 51 anni, attuale capo della MICCD, (Missione Italiana di Collaborazione nel Campo della Difesa). Un marinaio e pilota siracusano da meno di un anno a Malta, il cui ufficio è ubicato all’interno del Quartier Generale delle Forze armate maltesi, coadiuvato dal Tenente Colonnello pilota dell’Aeronautica Federico Bellicano. La sosta a Malta di due giorni di Nave Vespucci, ormeggiato nel porto di Valletta ai piedi delle cinquecentesche fortificazioni dell’architetto cortonese Francesco Laparelli, impongono però al Comandante Rinaldi, per dovere di rappresentanza ma anche di affetto e nostalgia, essere a bordo dell’ammiraglia delle navi scuola della Marina dove tutti gli ufficiali iniziano la loro carriera. 

Non a caso l’incontro con il giornalista avviene sul «banco di quarta di dritta», una delle postazioni di vedetta del Vespucci. «Ero qui nell’estate 1991 durante la campagna d’istruzione del mio corso Nemesis – racconta Rinaldi non senza un filo emozione – e il mio compito durante il posto di rassetto e pulizia era la lucidatura degli ottoni di questo banco. Se non erano perfetti, potevo scordarmi la franchigia, ovvero le ore di libera uscita quando eravamo nei porti». 

Capitano di Fregata Alessandro Rinaldi

Comandante Rinaldi, la missione italiana a Malta nel 2023 compirà mezzo secolo. Non è poco. 

Il raggiungimento di questa pietra miliare, che fa della missione la più longeva missione all’estero delle nostre Forze Armate, testimonia che in questi cinquant’anni qualcosa di buono è stato fatto reciprocamente. Tutto questo ha contribuito ad accrescere il livello di fiducia e anche la voglia e la motivazione per continuare a cooperare e collaborare.

Come si è avviata la cooperazione?

Il primo intervento italiano è stato di tipo quasi pionieristico. Siamo venuti nel 1973, alla vigilia della proclamazione della Repubblica, per supportare la giovane neo indipendente nazione maltese. Penso all’impatto del supporto italiano ai lavori per la rete viaria dell’isola, ed in particolare alcuni snodi fondamentali quali la strada tra l’aeroporto e la capitale Valletta costruita dagli italiani. Penso alle telecomunicazioni con la Sicilia. Successivamente si è passati a una configurazione che. dapprima orientata in funzione di assistenza tecnico militare (MIATM), si è in tempi più recenti evoluta in attività di cooperazione, grazie anche alla crescita delle Forze Armate Maltesi. 

In che periodo?

Siamo negli anni ’80. Da un supporto materiale sul territorio siamo passati alla assistenza non solo in attività militari in senso in senso stretto, ma anche di protezione civile e di salvaguardia della vita umana nelle acque costiere. Per 34 anni elicotteri dell’Aeronautica militare italiana con equipaggi di volo misti italiani e maltesi hanno operato in funzione SAR (ricerca e soccorso)

Stiamo parlando di operazioni in mare? 

Non solo. L’approccio è molto “joint”. I Maltesi militarmente nascono come forza terrestre, poi hanno sviluppato una propria componente aerea, coetanea della nostra Missione, e una componente navale tutt’oggi in via di sviluppo ed ampliamento. 

E la vostra condivisione in cosa consiste? 

Con Malta condividiamo prima di tutto un crocevia geografico, attraverso il quale passano diversi interessi sia per il nostro che per il loro Paese. Sono interessi non solo strettamente nazionali, ma nell’area si sviluppano attività che hanno un riflesso dal Sud Europa verso tutto il Continente ma si estendono anche oltre, in linea con il noto concetto di Mediterraneo allargato. Ormai non si può pensare più al Mediterraneo come un mare chiuso, ma è un mare molto aperto, le cui onde si riverberano anche ai mari vicini.

Una rapida onda lunga insomma 

Quello che avviene geopoliticamente all’interno del Mediterraneo ha riflessi immediati, di breve, medio e lungo termine anche nelle aree vicine, che possono essere aree più o meno di crisi. Da qui la necessità di condividere vision ma anche responsabilità. Il concetto di «Shared Maritime Security» e la sua importanza non può essere più ignorato, anche per l’accresciuta interdipendenza tra stabilità dell’area e stabilità interna dei singoli attori.

Cooperate anche nella formazione dei militari maltesi?

Certamente. Abbiamo un Ufficiale alla Cooperazione Aerea che svolge il ruolo di pilota istruttore su velivoli che poi si occupano non solo del pattugliamento delle acque costiere, ma anche di operazioni di protezione civile in favore della popolazione. Per quanto riguarda la componente marittima, molti ufficiali maltesi hanno frequentato le nostre scuole di tutti i livelli, tra cui la nostra Accademia Navale di Livorno e la Scuola di Comando Navale di Augusta.

E nell’esercito? 

Militari maltesi seguono corsi che hanno a che fare, per esempio, con il Genio o con i nostri Alpini. L’isola come sappiamo presenta degli scenari anche di roccia, di coste a picco sul mare. Ma penso anche alle nostre forze speciali. Hanno collaborato e collaborano attualmente con i maltesi per la formazione di militari che si specializzano anche in questo tipo di attività.

In pratica la Missione MICCD è un tramite tra lo Stato Maggiore maltese e quello italiano?

Un po’ più che un tramite. Nel corso dell’anno ci interfacciamo regolarmente con i vertici delle Forze Armate Maltesi e lo Stato Maggiore della Difesa pervenendo a quello che è un modello capacitivo, strutturato, sistemico, sincronizzato e soprattutto condiviso. Attraverso opportunità di formazione ed addestramento congiunti vengono fissati obiettivi a scadenza, quindi a medio termine ma anche a lungo termine. Questa rodmap è quindi un documento «vivo» che insieme al piano di cooperazione viene ogni anno congiuntamente aggiornato nell’ambito di incontri tra le parti.

I rapporti con l’Ambasciata d’Italia a Malta?

La Missione MICCD è parte integrante della «Squadra Italia» sull’isola. Interagisce sinergicamente con la nostra rappresentanza diplomatica, attualmente diretta dall’Ambasciatore Fabrizio Romano, a supporto e coordinamento non solo alle attività legate alla presenza di assetti militari di passaggio a Malta, ma a tutte quelle attività che concorrono a consolidare i rapporti tra i due Paesi e promuovere l’immagine dell’Italia.

Ci sono mezzi militari italiani a Malta? 

Non più. Agli inizi della missione volavano gli elicotteri AB204B poi gli AB212, questi ultimi ora donati al museo dell’aviazione maltese. Oggi le Forze armate maltesi sono più autonome ed in processo di modernizzazione. Hanno, ad esempio, acquisito 3 elicotteri AW 139 prodotti da Leonardo. I piloti maltesi, grazie al piano di cooperazione ed all’Ufficiale dell’Aeronautica in forza alla Missione italiana, hanno acquisito la capacità di impiego dei visori notturni. 

Mezzi navali? 

La prossima unità maggiore delle forze navali maltesi è stata prodotta presso il Cantiere italiano Vittoria e sarà in linea tra un paio di mesi. È un pattugliatore multiruolo in grado di soddisfare diverse esigenze, dotato anche di un ponte di volo. Questo contribuirà ad aumentare la loro capacità anche di supervisione e di presenza nella zona SAR che Malta si attribuisce. 

Prossimi eventi che riguarderanno la Missione? 

Uno su tutti. Il cinquantennale della cooperazione con Malta in programma per il 2023.

Può anticiparci qualcosa? 

Ancora siamo in una fase di bozza, vedremo di onorare l’evento in maniera appropriata. Avremmo voluto avere il Vespucci in quell’occasione, ma è arrivato quest’anno. Consideriamo la sua benvenuta presenza a Valletta come l’apertura del nostro periodo di celebrazioni. Per il resto vedremo. 

La conversazione potrebbe durare ancora a lungo ma si ferma qui. Prima di salutarci gli occhi del Comandante Rinaldi non si staccano però dagli ottoni del banco di quarta a dritta. Lucidissimi, come quando c’era lui trent’anni fa da giovane cadetto di Accademia. 

Pattugliatori maltesi nel porto di Floriana (foto Di Frank Vincentz – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36161873)
Il crest della Missione MICCD

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28 ago 2022

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