FIRENZE – Un libro dedicato «alle vittime che non hanno avuto giustizia». Questo il filo conduttore di «Investigare 4.0» (Piccin editore) curato a quattro mani dal vice capo della Polizia prefetto Vittorio Rizzi e da Anna Maria Giannini, direttrice del dipartimento di psicologia presso Sapienza Università di Roma.
CRIMINALITÀ E CRIMINALISTICA
Un viaggio nel mondo delle indagini, lungo il sentiero che distingue criminologia e criminalistica. La prima come scienza che si occupa dei comportamenti criminali, degli autori dei reati e delle vittime. La seconda come insieme delle scienze e tecniche applicate all’analisi della scena del crimine e all’attività d’indagine.
Il volume è stato presentato mercoledì 28 settembre nell’aula magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze. Con il prefetto Rizzi e la professoressa Giannini erano presenti il penalista Michele Papa dell’Università di Firenze, Enzo Marco Letizia segretario Associazione Nazionale Funzionari di Polizia (Anfp), Stefano Guarnieri, vice presidente dell’Associazione Lorenzo Guarnieri. Indirizzi di saluto sono stati rivolti dalla rettrice Alessandra Petrucci, dal prefetto di Firenze Valerio Valenti e dal questore di Firenze Maurizio Auriemma.
LE TAPPE
Numerosi e d’interesse anche per i non addetti ai lavori i temi trattati nei capitoli del libro, opportunamente presentato in una scorrevole forma grafica con sottotitoli, capitoletti e schede di sintesi. Dal sopralluogo sulla scena del crimine alle scienze forensi, dalla vittimologia alla psicologia investigativa. Dalle categorie di reato alla cooperazione internazionale di Polizia, dall’analisi criminale al controllo del territorio. Per chiudere con comunicazione e sicurezza nonché il giornalismo investigativo e le sue nuove frontiere. La firma dei capitoli è di esperti dei vari settori – investigatori, giornalisti, scrittori – che oltre alla conoscenza consolidata della materia portano la propria personale esperienza maturata sul territorio.
PIÙ CENTRALITÀ ALLE VITTIME
Particolarmente coinvolgente è stato l’intervento di Stefano Guarnieri, co-autore con il 1° Dirigente della Polizia di Stato Elisabetta Mancini del capitolo sulla «vittimologia», dove si sottolinea la necessaria professionalità dell’approccio dell’operatore di polizia nei confronti della vittima. «Ma anche verso i familiari della vittima che non c’è più. Perché anche noi siamo vittime» ha detto Guarnieri ricordando il figlio Lorenzo vittima di omicidio stradale nel giugno 2010 e sottolineando come, per l’ordinamento giudiziario, la figura della vittima rivesta ancora un ruolo secondario. Quasi trascurato.
«Nostro compito non è solo trovare il responsabile di un reato ma anche dare centralità alle vittime» ha concluso il vice capo della Polizia Rizzi. «Ci confrontiamo per primi con il dolore altrui, una parola che si deve coniugare con memoria e soprattutto rispetto».
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