Martiri di Fiesole: «Mio padre era il più giovane degli ostaggi»

FIESOLE – «Mio padre Piero Pesciullesi aveva 19 anni. Era il più giovane dei 10 ostaggi catturati dai tedeschi a Fiesole nell’agosto 1944. Al posto loro furono fucilati tre carabinieri. Un’esperienza che ha segnato tutta la vita di mio padre e che ha sempre ricordato con angoscia». Difficile reggere all’emozione per Filippo Pesciullesi, noto farmacista di Fiesole, nel ripercorrere con la memoria quei tragici momenti che, 80 anni fa, videro protagonista suo padre, salvato dai tre carabinieri Martiri di Fiesole.
Cosa faceva suo padre Piero a quel tempo?
Lavorava già. Faceva il marmista a Firenze in una bottega di via Calandrino nella zona Cure. Ha fatto l’artigiano per tutta la vita finché non è mancato all’età di 50 anni, ancora troppo giovane.
Cosa raccontava di quei momenti?
Ci disse di essere stato deportato, insieme ad altri fiesolani, al Passo del Giogo dove i tedeschi stavano realizzando le fortificazioni della linea gotica. Era però riuscito a fuggire decidendo di tornare a casa a Fiesole. Cascò però, si direbbe, dalla padella alla brace.
La sua libertà durò poco
I tedeschi radunarono in piazza un folto gruppo di uomini validi. Ne scelsero dieci che vennero rinchiusi nelle cantine dell’albergo Aurora. Da quel momento divennero ostaggi, che potevano essere fucilati in caso di ostilità verso i militari tedeschi ancora presenti a Fiesole
Il 12 agosto 1944 i tre carabinieri Alberto La Rocca, Vittorio Marandola, Fulvio Sbarretti sacrificarono la loro vita per salvare quegli ostaggi innocenti, tra cui suo padre
Un’esperienza che lui stesso stentava quasi a raccontare. Anch’io, ascoltando le sue parole, mi sentivo partecipe del suo dramma. In particolare quando ricordava che ostaggi civili e carabinieri arrestati erano imprigionati in due locali diversi. Riuscivano però in qualche modo a comunicare e a sostenersi reciprocamente, nonostante la tragica incertezza di quelle ore.
Quando furono liberati gli ostaggi?
Non subito. Dopo la fucilazione dei tre carabinieri, restarono ancora molti giorni rinchiusi nelle cantine dell’albergo Aurora, vivendo nell’incubo di poter essere fucilati anche loro da un momento all’altro. Unica consolazione per mio padre era poter parlare attraverso le sbarre con mia madre (allora erano fidanzati) che ogni tanto riusciva ad andarlo a trovare. Cosa che facevano anche le altre mogli per poter portare loro qualcosa da mangiare. Un minimo di conforto a chi poteva sentirsi già un condannato a morte.
Gli ostaggi furono rilasciati dai tedeschi?
No. La loro liberazione avvenne quando arrivarono gli alleati, poco dopo che la guarnigione tedesca aveva abbandonato Fiesole diretta a nord. Non ricordo la data, ma credo alla fine di agosto.
Che spirito si formò tra gli ostaggi?
Un legame fortissimo, anche di solidarietà, che durò finché sono rimasti in vita. Per un matrimonio era normale fare un regalo e festeggiarlo insieme. Come pure partecipare alle spese in caso purtroppo di un lutto. Ogni anno almeno si ritrovavano per stare una sera tutti insieme e ricordare la loro comune esperienza. Da ragazzino ci andavo anch’io volentieri per accompagnare il mio babbo. Avevo 10 anni, ma in quei momenti vicino a loro mi sentivo già adulto.
I NOMI DEI 10 OSTAGGI
- Ezio Crescioli
- Bruno Fantini
- Enrico Jahier
- Alessandro Mannelli
- Guido Marchini
- Giulio Papi
- Piero Pesciullesi
- Mario Sani
- Edoardo Torrini
- Mario Vannetti

LA VICENDA DEI MARTIRI DI FIESOLE
Il Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri ha pubblicato uno «speciale» (scarica qui) dedicato all’80° anniversario dei Martiri di Fiesole. Un resoconto completo sugli antefatti e le cause della tragica vicenda, che portarono tre giovani carabinieri di 20 anni ad andare incontro alla morte pur di salvare la vita a 10 ostaggi innocenti.
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5 settembre 2024